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BERLINALE 2022 Panorama

Recensione: Convenience Store

di 

- BERLINALE 2022: Con il suo primo lungometraggio brutalmente cupo e senza speranza sulla schiavitù moderna in Russia, il regista uzbeko Michael Borodin si rivela un maestro nel suo genere

Recensione: Convenience Store
Zukhara Sanzysbay in Convenience Store

L’opera prima del regista e sceneggiatore uzbeko Michael Borodin, Convenience Store [+leggi anche:
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intervista: Michael Borodin
scheda film
]
, si apre con quello che inizialmente sembra essere un bellissimo e dignitoso matrimonio musulmano. Ma solo pochi secondi dopo, mentre la camera del direttore della fotografia Ekaterina Smolina esegue un lento zoom all'indietro, ci rendiamo conto che si sta svolgendo in una piccola stanza sul retro di uno dei numerosi negozi di Mosca aperti 24 ore su 24, 7 giorni su 7, e che la sposa visibilmente incinta deve immediatamente togliersi gli abiti da sposa di dosso e andare subito al lavoro, nonostante sia in evidente disagio.

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Convenience Store, che ha avuto la sua premiere mondiale nella sezione Panorama della Berlinale, si basa su un evento reale, che non è un incidente isolato, ma piuttosto una delle caratteristiche radicate del mercato e della società russi dominati dal capitalismo sfrenato e dal disprezzo dei diritti umani. Questo particolare negozio è di proprietà di Zhanna (Lyudmila Vasilyeva), una donna sovrappeso e pesantemente truccata di circa 60 anni con i capelli biondi tinti e un debole per le pellicce. I suoi dipendenti, o meglio schiavi, sono immigrati centroasiatici, e tra questi c’è la protagonista, Mukhabbat (Zukhara Sanzysbay), proveniente da un villaggio dell'Uzbekistan.

Non siamo nemmeno sicuri se l'uomo che si sposa, Bek (Tolibzhon Suleimanov), sia il padre del bambino che porta in grembo la donna, ma Zhanna insiste sul fatto che "non possono vivere nel peccato". La donna tratta il suo staff come fosse bestiame, ha portato via i loro passaporti e dà loro solo cibo e riparo, se è così che possiamo chiamare il ripostiglio dove sei di loro, compreso un ragazzino che lavora anche lui, dormono per terra, stipati come sardine. Le ragazze sono soggette a tutti i tipi di maltrattamenti, compresi gli abusi sessuali che due stimati clienti di Zhanna infliggono a una di loro. Quando la ragazza scappa, la polizia la riporta semplicemente indietro e la proprietaria le infligge rapidamente una punizione crudele e violenta.

Con l'aiuto di una ONG, Mukhabbat riesce a fuggire e a tornare al suo villaggio, dove la madre non la accoglie esattamente a braccia aperte. Accetta un lavoro come raccoglitrice di cotone, ma il suo unico obiettivo è riavere suo figlio.

Convenience Store è un film cupo dalle  pochissime speranze, ma dimostra sicuramente come Borodin sia un maestro del mestiere. I più difficili sono i primi 45 minuti che si svolgono interamente nel negozio, con Smolina che segue i personaggi attraverso gli spazi frontali decorati in sgargianti rosso e verde, e le stanze sul retro marroni e scure, ingombre di scatole e casse. Un'intensa gradazione cromatica accentua la sensazione da incubo, e anche i veri incubi di Mukhabbat sono presenti in due scene molto inquietanti e sapientemente girate.

Quando, nella seconda metà del film, Mukhabbat arriva nel suo villaggio, dove sono state costruite così tante case nuove che non riesce nemmeno a trovare la propria, il film si apre visivamente, con grandi cieli, luminosi ma senza sole, deserto- terreni come deserti e campi di cotone punteggiati di “oro bianco”. Ma qui la disperazione si fa più profonda, in particolare nel rapporto di Mukhabbat con sua madre, negli ostacoli burocratici e nella consapevolezza che dovrà mettersi in contatto con la sua torturatrice se vuole indietro suo figlio.

L'approccio di Borodin non permette ai personaggi di respirare, né agli attori di brillare. Solo Vasilyeva, nei panni della brutale proprietaria del negozio, può davvero prendersi il suo spazio in una performance da brivido, mentre Sanzysbay procede arrancando nel film con cupa determinazione. Nonostante la sua peculiarità da incubo, Convenience Store restituisce un’immagine dolorosamente realistica.

Convenience Store è una coproduzione tra la russa Metrafilms, la slovena Perfo Production e la turca Karma Films. Heretic Outreach detiene i diritti internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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