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FILM / RECENSIONI Francia

Recensione: Le Monde d’hier

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- Diastème mescola thriller sottile e tragedia carica di suspense nel suo nuovo film, caratterizzato da un'atmosfera crepuscolare e sullo sfondo dei retroscena della politica presidenziale in una democrazia minacciata

Recensione: Le Monde d’hier
Léa Drucker in Le Monde d’hier

"Ogni ombra, alla fine, è anche figlia della luce, e solo chi ha conosciuto la luce e le tenebre, la guerra e la pace, la grandezza e la decadenza, ha veramente vissuto". Proposto da Diastème come epilogo del suo nuovo film, Le Monde d’hier, che Pyramide lancerà domani nelle sale francesi, questo estratto dall'omonimo libro scritto da uno Stefan Zweig costretto all'esilio in Brasile dall'arrivo dei nazisti al potere in Germania, sposa perfettamente l'atmosfera della zona quasi limbica esplorata dal cineasta, quest'isola politica che è la presidenza, dove i destini delle nazioni si decidono in segreto e con un libero arbitrio più o meno limitato dagli eventi. Un luogo di paradossi, dove il sapere occulto, i mezzi di azione sotterranei dello Stato e l'impossibilità di controllare tutto si scontrano costantemente, e semplici esseri umani sono schiacciati sotto la loro responsabilità per il futuro di un Paese.

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"Non abbiamo altra soluzione e ci restano solo tre giorni". Il momento è molto critico per la presidente Elisabeth de Raincy (Léa Drucker) e il suo segretario generale Frank L'Herbier (Denis Podalydès). La prima (che nasconde una grave malattia) chiude nell'impopolarità un mandato che non ha mantenuto le promesse e ora, a pochi giorni dal primo turno delle elezioni presidenziali, viene a sapere che tra i due turni verrà alla luce un caso di corruzione, che prende di mira il candidato che è stato scelto dal suo partito politico per garantirne la successione. Un disastro si profila all’orizzonte, tanto più che i sondaggi danno già il candidato dell'estrema destra quasi alla pari con il candidato corrotto (che non è al corrente della spada di Damocle che pende sopra la sua testa). Attivando i servizi clandestini ("è un'operazione un po' delicata, deve rimanere segreta, bisogna assumere persone di fiducia"), la presidente e il suo segretario generale, legati da una lunghissima complicità professionale, cercano disperatamente una soluzione dell'ultimo minuto, mentre si confrontano con le rispettive schiaccianti responsabilità della situazione generale, e con i rischi della loro vita lavorativa quotidiana (inaugurazioni, attentati, ecc.).

Dando una patina di tragedia greca e un formato teatrale barocco ed elisabettiano all'universo opaco del dietro le quinte del potere politico contemporaneo, Diastème realizza un film molto interessante perché leggermente stravagante, il cui realismo è garantito sia dall'accurata ricostruzione dei codici della sfera statale, sia dai dialoghi taglienti che caratterizzano la sceneggiatura (scritta dal regista con la collaborazione dei famosi giornalisti investigativi politici Fabrice Lhomme e Gérard Davet, oltre a Christophe Honoré). Supportato dai bravissimi Léa Drucker e Denis Podalydès, Le Monde d'hier abbozza rapidamente ma con cura altre figure, come la guardia del corpo (Alban Lenoir), il primo ministro (Benjamin Biolay), il candidato di estrema destra (Thierry Godard) e il suo rivale (Jacques Weber), che compongono un piccolo teatro delle ombre in cui finzioni e dure verità, intimità e distanza, punti di forza e di debolezza, rettitudine e astuzia, si intrecciano mentre il mondo sprofonda nell’oscurità e decisioni difficili con pesanti conseguenze devono essere prese.

Prodotto da Fin Août Productions, Le Monde d’hier è venduto nel mondo da Pyramide.

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(Tradotto dal francese)

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