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CPH:DOX 2022

Recensione: Just Animals

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- Il documentario di Saila Kivelä e Vesa Kuosmanen è un'opera provocatoria e sincera che ritrae la lotta degli attivisti per i diritti degli animali tra idealismo e realtà

Recensione: Just Animals

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di Saila Kivelä e Vesa Kuosmanen intende mostrare come l'idealismo e la volontà di abbracciare una giusta causa debbano necessariamente confrontarsi con una dura realtà e l'indifferenza delle persone. Il documentario è stato presentato in anteprima internazionale nella sezione Nordic:Dox del CPH:DOX di quest'anno.

Saila e sua sorella Mai condividono ideali comuni – lottare per i diritti degli animali e salvarli dalle terribili condizioni in cui vivono – ma prendono due strade completamente diverse nel perseguire i loro obiettivi. Saila spiega che circa dieci anni fa faceva parte di un gruppo di attivisti impegnati a filmare segretamente centinaia di animali stipati nelle fattorie e sfruttati per il consumo umano. Per tre anni della sua giovinezza è stata coinvolta in una battaglia legale in cui il pubblico ministero chiedeva una pena detentiva per lei, e gli agricoltori colpiti chiedevano un risarcimento piuttosto elevato.

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Diversi anni dopo l'irruzione che l'ha portata a essere perseguita, Saila fa visita a uno degli agricoltori. Sebbene mostrino una relativa gentilezza l'uno verso l'altra, è chiaro che le conseguenze del loro confronto legale non li hanno aiutati a trovare un terreno ideologico comune, tranne che Saila concorda sul fatto che non tutta la colpa avrebbe dovuto essere attribuita all'uomo o a singoli agricoltori, poiché le pratiche di sfruttamento degli animali sono la norma quasi ovunque. Nel frattempo, sua sorella Mai ha scelto di intraprendere la carriera politica, culminata nella sua elezione a deputato del parlamento finlandese nel 2019, anch'essa rappresentata nel documentario.

Kivelä mostra grande sincerità nel rivelare le difficoltà umane e “tecniche” che ha attraversato, documentando diversi momenti della sua vita di attivista. Questi sono divisi in diversi "capitoli" introdotti dai suoi schizzi e dalla sua scrittura, dando all'intero film un aspetto di diario e liberandola dall'obbligo di restituire i fatti con troppa linearità. Questo le permette di toccare la sua infanzia, ed è qui che gli spettatori possono già percepire alcuni primi segni del suo impegno ad abbracciare la causa: ad esempio, uno degli episodi cruciali vede il padre di Mai e Saila rispondere alla domanda sul perché gli esseri umani normalmente consumano “animali morti”. Conosciamo anche il suo collega attivista Kristo, che ancora irrompe nelle fattorie per documentare le sofferenze degli animali.

Nel complesso, la narrazione è avvincente e riesce a mantenere lo spettatore agganciato. L'inserimento di segmenti più “onirici” – come quello in cui Saila balla in un luogo simile a un night club, ma che alla fine si rivela essere un grande mattatoio – sono efficaci e aggiungono un buon “tocco artistico” a quella che altrimenti sarebbe un’opera di non fiction più tradizionale .

L'obiettivo dell'intero lavoro è senza dubbio quello di aumentare la consapevolezza degli spettatori sulla causa, ma anche di discutere l'equilibrio tra l'attivismo, la consapevolezza politica e la realtà – che spesso è triste e opprimente – che bisogna affrontare, nonostante tutto.

Just Animals è prodotto dalla società finlandese Tuffi Films. The Yellow Affair si occupa delle vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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