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CANNES 2022 Quinzaine des Réalisateurs

Recensione: Annie Ernaux - I miei anni Super 8

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- CANNES 2022: La scrittrice Annie Ernaux, affiancata dal figlio David Ernaux-Briot, rivisita, nel suo favoloso e inimitabile stile analitico, i suoi anni '70 attraverso gli archivi di famiglia

Recensione: Annie Ernaux - I miei anni Super 8

“Alla fine dell'inverno del 1972, acquistammo una videocamera Super-8. Avevamo appena compiuto trent’anni e avevamo due figli. (…) La videocamera era uno degli oggetti più ambiti, per catturare la vita e il mondo”. I romanzi di Annie Ernaux sono stati recentemente una grande fonte di ispirazione per il cinema con La scelta di Anne [+leggi anche:
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. Ora la celebre autrice francese ha deciso di cimentarsi nella regia, insieme al figlio David Ernaux-Briot. E ha fatto bene, poiché firma con Annie Ernaux - I miei anni Super 8 [+leggi anche:
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, presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del 75° Festival di Cannes, un affascinante documentario d'archivio in cui il microcosmo della vita familiare (e l'esistenza di una donna in cerca di emancipazione) risuona con un decennio di cambiamenti sociali in Francia e altrove, il tutto accompagnato da un testo sottile e sublime pronunciato fuori campo dalla regista stessa.

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Come è facilmente presumibile dalle righe precedenti, l'autore di questo articolo è un grande fan della scrittrice. Come mai? Perché il suo stile personale fonde magistralmente un'osservazione quasi critica del suo ambiente (a volte permettendo ai dettagli più banali di dipingere un quadro rivelatore) con una ricerca esistenzialista che la porta a porsi continue domande, nel tentativo di realizzarsi come essere umano e soprattutto come donna. La personalità artistica della regista trova il suo ideale campo di espressione in questa immersione nelle immagini Super-8 catturate dal marito tra il 1972 e il 1981.

Passo dopo passo, il film si dipana e assume nuove dimensioni. Dapprima il ritratto di una piccola famiglia calato "nell’habitat della nuova borghesia" ad Annecy, poi a Cergy-Pontoise, con i due ragazzi che crescono, le difficoltà della coppia, la vecchia madre che vive con loro e che rimanda alla figlia lo specchio conflittuale di un’origine più modesta, le estati con i suoceri nell'Ardèche. Poi i racconti di viaggio che simboleggiano un’epoca di apertura al mondo (in Cile nel 1972, con un incontro purtroppo non filmato con Allende alla Moneda, in un villaggio turistico non lontano da Tangeri, in Albania sotto il controllo di Enver Hoxha, a Londra, in Spagna, in Portogallo, e a Mosca nel 1981, senza dimenticare la prima settimana bianca), le tappe elettorali della vita politica francese (da Pompidou a Mitterrand) e l'itinerario di una casalinga che diventa scrittrice.

"Era tutto gioioso e malinconico insieme. Ero io. Eravamo noi". Percorrendo queste tracce, questi frammenti, Annie Ernaux e suo figlio cavalcano in 61 minuti l'altalena del tempo; ci mostrano gli inizi e le difficoltà dell'esistenza, i luoghi e le persone che non ci sono più. Una ricomposizione che fa delle scelte precise (non tutto è detto esplicitamente, anzi) e che tesse un documentario dall'impronta molto personale, dando senso a una vita e volgendo uno sguardo angolare a un'intera epoca.

Prodotto da Les Films Pelléas, Annie Ernaux - I miei anni Super 8 è venduto all’estero da Totem Films.

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(Tradotto dal francese)

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