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CANNES 2022 Quinzaine des Réalisateurs

Recensione: Will-o’-the-Wisp

di 

- CANNES 2022: L'ultima fatica del regista portoghese Joāo Pedro Rodrigues è uno strano musical-fantasy su un re morente, ambientato suggestivamente nell'anno 2069

Recensione: Will-o’-the-Wisp
Mauro Costa e André Cabral in Will-o’-the-Wisp

Folklore, ecologia, desiderio queer e grande coreografia in stile musical hollywoodiano: ritroviamo tutto nel breve ma delizioso nuovo lungometraggio di Joāo Pedro Rodrigues, tornato in gran forma alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes dopo il suo ultimo lavoro, The Ornithologist [+leggi anche:
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, meno fortunato, proiettato a Locarno. I film con descrizioni seducenti come questa non sono rari nei cataloghi dei festival, ma spesso si rimane delusi dopo averli visti. Non è il caso di Will-o’-the-Wisp [+leggi anche:
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, un film totalmente all'altezza di quanto annuncia e che peraltro presenta, sotto la sua piacevolissima superficie, diversi spunti di riflessione. Con i suoi 67 minuti di durata, questo titolo si merita anche la corona “è breve, ma è buono” del festival, di cui Quentin Dupieux si credeva detentore indiscusso per sempre, un po' come il Paris Saint-Germain o il Manchester City con il loro titolo in campionato.

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Tutto inizia a letto, anche se sotto le lenzuola c’è solatnto una persona (per ora). Nell'universo di Rodrigues, la monarchia portoghese è stata restaurata e il re Alfredo (Joel Branco) giace malato sul letto di morte, accompagnato solo dai suoi rimpianti e dai suoi ricordi. Facciamo poi un salto indietro nel tempo dal 2069 al 2011 e vediamo un giovane e fresco Alfredo (Mauro Costa) che indossa una maglia senza maniche da uniforme scolastica e vaga in una rigogliosa pineta vicino alla costa, ossia il luogo dove secoli prima l'impero portoghese iniziò ad affermarsi nel mondo, con il varo di grandi navi. Da questo momento, Rodrigues inizia a sovrapporre diverse immagini: gli enormi alberi dai tronchi spessi che circondano il personaggio fanno eco ai suoi desideri queer, che nasconde a tutti, ma hanno anche bisogno di essere protetti dagli incendi boschivi causati dal riscaldamento globale. Subito dopo, una sorta di finto collage amatoriale che evoca Monty Python e il Sacro Graal mostra un gruppo di ragazzi che cantano la canzone per bambini degli anni '80 "Uma Arvore, Um Amigo" (lett. "Un albero, un amico") e i cui volti angelici appaiono ritmicamente tra i tronchi. E stranamente, questo effetto riesce a evitare che il tutto risulti stucchevole.

Rodrigues passa quindi alla parte principale della storia, decisamente per soli adulti e chiaramente progettata per uno sguardo maschile gay. Come il personaggio dello spazzino protagonista del film che lo ha rivelato, Phantom [+leggi anche:
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(2000), Alfredo vorrebbe diventare un vigile del fuoco, con le promesse di virtù che ciò comporta e che gli sono attualmente negate dal suo pedigree di aristocratico, e perché così potrà salvare e preservare la natura che ama tanto. Un altro vantaggio significativo: è un ambiente totalmente maschile in cui tutti sono ben muscolosi. Tra Alfredo e Afonso (André Cabral) si sviluppa un'intesa e, dopo un corteggiamento preliminare rappresentato da quest'ultimo e dai suoi compagni pompieri che recitano pose di artisti trasgressivi come Caravaggio e Francis Bacon (il che imbarazza Alfredo, meno colto, che nella vecchia residenza di famiglia pranza sotto un quadro pieno di cliché di José Conrado Rosa), arriva il momento della soddisfazione, nella verde utopia del bosco, il tutto ritratto in modo molto diretto con alcuni primi piani che rasentano il porno gay.

Nonostante il film sia di fattura smagliante, e molto di tendenza per quanto riguarda i temi che tratta (colonialismo e clima), man mano che si avvicina alla fine, viene da chiedersi come tutto ciò starà in piedi, o se il film non risulterà piuttosto esile. È qui che Rodrigues fa un felice ritorno al futuro, invocando la posizione sessuale a cui si riferisce l'anno della storia, chiudendo tutte le questioni in sospeso e trasformando il film in un'archetipica storia d'amore queer, in un senso più vecchio stile, che trasuda una riflessione inquietante su un vita di desideri sessuali insoddisfatti.

Will-o’-the-Wisp è una coproduzione tra Francia e Portogallo, guidata da House on Fire, Terratreme e Filmes Fantasma. Le vendite mondiali sono guidate da Films Boutique.

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(Tradotto dall'inglese)

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