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LOCARNO 2022 Fuori concorso

Recensione serie: Prisma

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- I primi due episodi della serie diretta da Ludovico Bessegato promettono una saga contemporanea sulla complessità dell'identità sessuale in età adolescenziale e il ruolo dei media onnipresenti

Recensione serie: Prisma
Mattia Carrano in Prisma

Il produttore televisivo, regista e sceneggiatore italiano Ludovico Bessegato è in attività dal 2009, ma si è fatto conoscere in particolar modo per l'adattamento italiano della serie teen norvegese Skam. Grazie a quell'esperienza, ha guadagnato la credibilità per sviluppare, insieme alla co-sceneggiatrice Alice Urciolo, la serie in otto episodi Prisma, orientata allo stesso target giovane e difficile da conquistare. I primi due episodi sono stati presentati in anteprima mondiale nel programma Fuori concorso del Locarno Film Festival, mentre la serie completa sarà lanciata su Prime Video il prossimo autunno.

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Ambientato nella città italiana di Latina, ma girato principalmente tra la scuola, la biblioteca, la palestra, il bar e gli interni domestici frequentati dai personaggi, la serie ritrae il tumulto emotivo della giovane generazione di oggi nel suo ambiente quotidiano. La trama è incentrata su due gemelli, Marco e Andrea (entrambi interpretati dal talentuoso attore Mattia Carrano), i cui mondi interiori e manifestazioni esteriori riflettono due diversi archetipi di genere: quello maschile e quello genderfluid. La palette antropologica è arricchita dalla cerchia di amici e da brevi incontri. Naturalmente, il fatto che siano gemelli introduce uno scambio di ruoli che genera suspense nella trama, mentre la comunicazione tra i personaggi mediata dalle app "giustifica" la presenza di espedienti narrativi che coinvolgono realtà alternative. Molte cose succedono sullo schermo ma, oltre ai continui colpi di scena che tengono desta l’attenzione dello spettatore, ciò che forse è più interessante da osservare sono le complesse dinamiche tra i personaggi. Queste rivelano profili ambigui di giovani perplessi, intrappolati tra i vincoli dell'aspetto fisico e i loro desideri interiori, tra ruoli sociali e sentimenti autentici, ambizioni e tentazioni. La città di Latina, con la sua mancanza di un nucleo storico, i suoi resti di un'alienante architettura fascista e il suo aspetto complessivamente anonimo, sembra essere l'ambientazione perfetta per personaggi esistenzialmente persi e che lottano per definirsi, travolti da paure e preoccupazioni. La cosa buona di Prisma è che, almeno in questi due primi episodi, la serie tiene aperte le domande sull'identità sessuale: non ricorre all'attivismo ma piuttosto descrive le autentiche esitazioni in tutta la loro ambiguità e impossibilità di avere risposte chiare.

Con un montaggio frenetico e finestre di chat che si aprono sullo schermo, la trama visiva integra abilmente quello che dovrebbe essere il flusso di coscienza dell'adolescente di oggi, dominato dai social media e dalla comunicazione online. Inoltre, la narrazione va avanti e indietro nel tempo più velocemente di quanto lo spettatore sia in grado di afferrarla. Tuttavia, non è stato ancora dimostrato se un approccio simile si connetta davvero al deficit di attenzione del pubblico giovane o se complichi ulteriormente le loro percezioni. In ogni caso, sia in termini di estetica narrativa che visiva, Prisma riflette il flusso della vita contemporanea, che si svolge prevalentemente attraverso chat online e costantemente interrotto da suoni di notifiche, news feed e immagini estemporanee.

Prisma è prodotto da Amazon Studios e Cross Productions, ed è distribuito nel mondo da Prime Video.

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(Tradotto dall'inglese)

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