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INDUSTRIA / MERCATO Italia

Al Nòt Film Fest si discute delle pratiche virtuose per produrre riducendo l’impatto ambientale

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- Durante il panel, in particolare sono state approfondite le regole e le opportunità offerte dal marchio di certificazione Green Film

Al Nòt Film Fest si discute delle pratiche virtuose per produrre riducendo l’impatto ambientale
(sx-dx) Gianni Terenzi, Emanuela Venturini e Alizè Latini durante il panel

La seconda giornata della 5a edizione del Nòt Film Fest di Santarcangelo di Romagna (23-28 agosto) si è aperta con un panel dedicato al cinema green, moderato dalla cofondatrice dell’evento Alizè Latini. Il dibattito ha visto la partecipazione di Emanuela Venturini, in rappresentanza dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale dell’Emilia Romagna (ARPAE) nonché del bioarchitetto Gianni Terenzi di Distretti Ecologici, azienda italiana leader nella transizione ecologica e nella bioedilizia.

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Il lungo intervento di Venturini si è aperto con un’introduzione riguardante i compiti di vigilanza, monitoraggio ed analisi ricoperti dall’ARPAE e si è poi concentrato sul raccontare il funzionamento di Green Film, ovvero un marchio di certificazione che premia la sostenibilità ambientale delle produzioni audiovisive.

L’iniziativa, partita in Trentino, è stata in seguito abbracciata dall’Emilia-Romagna Film Commission ed ha ricevuto il riconoscimento del Ministero della Cultura e di Cineregio. La disciplinare è pubblicata in diverse lingue, tra le quali figurano l’inglese e lo spagnolo.

Essa regola il protocollo alla base dell’ottenimento della certificazione, il quale prevede la nomina da parte della produzione di un green film manager dedicato, la redazione di un piano di sostenibilità e la scelta di un organismo di verifica che si accerti della sua applicazione corretta. Oltre al piano di sostenibilità, prima di girare è necessario inviare anche un piano di ottimizzazione dei trasporti.

Le aree di intervento, ha spiegato Venturini, sono sei per i progetti di fiction, ovvero risparmio energetico, trasporto e alloggi, ristorazione, scelta dei materiali, gestione dei rifiuti, pubblicità e promozione. Queste sono ridotte a cinque per i documentari (prive del capitolo “scelta dei materiali”). Per ottenere la certificazione è necessario ottenere almeno 20 punti sui 50 massimi per i progetti di fiction, 20 su 40 per i documentari. Nel caso si disponga di previa certificazione europea EMAS, i punti da ottenere sono solo 15.

Tra le varie pratiche incoraggiate rientrano l’utilizzo di allacci temporanei invece dei comuni gruppi elettrogeni; l’autoproduzione energetica per mezzo di mini impianti fotovoltaici; l’uso di lampade a LED; l’utilizzo di trasporti pubblici, ibridi, elettrici o Euro VI e la scelta di alloggi situati a meno di 10 km dal set, possibilmente certificati EMAS o Ecolabel. In merito ai servizi di ristorazione, si segnalano il divieto di usare plastica monouso per bevande fredde e calde (sostituite da boccioni, thermos e tazze); l’acquisto di caffè solo in grani o in polvere e non in capsule (nemmeno quelle eco-compatibili) e l’organizzazione del catering presso ristoranti locali o, nel caso di pasti self-service, corredati solo da posate, bicchieri e tovaglioli riutilizzabili.

Altre buone pratiche ricordate da Venturini sono il favorire riuso e riciclo di costumi e materiali per le scenografie, effettuare idealmente tutte le comunicazioni interne a mezzo online e/o telematico, stampare documenti solo su carte Ecolabel e promuovere le pratiche green applicate sul campo anche in fase di distribuzione, tramite menzioni sui presskit del film, post dedicati sui social media ed altri contenuti audiovisivi quali clip o backstage.

Tra le produzioni più recenti girate nella regione che hanno ottenuto la certificazione rientrano il documentario Le favolose [+leggi anche:
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, diretta da Antonio Bigini (31 punti).

Nella parte finale dell’evento, Terenzi ha sottolineato come l’importanza di divulgare temi di sostenibilità ad un pubblico più ampio possibile nonché le sinergie tra imprese ed altri attori siano fondamentali per raggiungere gli obiettivi stabiliti dall’Agenda 2030.

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