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BIFFF 2022

Recensione: L’Employée du mois

di 

- Il primo lungometraggio di Véronique Jadin è una commedia graffiante, politica, decisamente femminista e allegramente oltraggiosa sul patriarcato e il mondo del lavoro

Recensione: L’Employée du mois
Laetitia Mampaka e Jasmina Douieb in L’Employée du mois

Meglio ridere che piangere. È un po' quello che si diranno gli spettatori – ma soprattutto le spettatrici – che si riconosceranno nel ritratto intransigente che Véronique Jadin dipinge di un mondo degli affari afflitto dal patriarcato (e anche da razzismo, avidità, scetticismo climatico, e molto altro) nel suo primo lungometraggio, L’Employée du mois [+leggi anche:
trailer
intervista: Véronique Jadin
scheda film
]
, che è stato proiettato al Brussels International Fantastic Film Festival dopo essere stato presentato a Tribeca.

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Da ormai innumerevoli mesi, Inès è l'impiegata del mese nella sua azienda che vende prodotti per la pulizia. Molto attenta a tutti (soprattutto agli uomini), è il pilastro dell'azienda, si occupa della contabilità come del caffè, del supporto legale come della logistica. Circondata da colleghi maschilisti e occasionalmente condiscendenti, si ostina a fare del suo meglio, sperando disperatamente che un giorno la sua dedizione e il suo impegno saranno ricompensati. Ma quando arriva l'ora delle trattative annuali sul salario e ancora una volta lei ottiene un titolo onorifico ma nessun aumento di stipendio (mentre i suoi colleghi maschi si vantano della loro nuova macchina e di altri benefit), la misura è colma.

Durante un colloquio sempre più aspro, il suo terribile capo muore accidentalmente. Segue una trasformazione irrefrenabile per Inès, che, con l'aiuto della sua giovane apprendista, la figlia dell'ex donna delle pulizie dell'azienda, intraprende un'odissea sanguinosa che assomiglia sempre di più a una vendetta abilmente orchestrata. Fortunatamente, per coprire le loro tracce, hanno accesso ai prodotti per la pulizia venduti dalla loro amata azienda.

Il tono è dunque quello della commedia al vetriolo, un’accusa sotto forma di satira contro il mondo del lavoro, il patriarcato, ma anche contro le nostre certezze dominanti e il nostro latente razzismo. Non siamo lontani dallo slapstick, servito da una scenografia da cartone animato, con la particolarità che qui le donne si fanno carico della violenza fisica prima loro malgrado, poi con un certo piacere. I cursori sono al massimo, e il cast, sia i protagonisti che i comprimari, sembrano divertirsi a calarsi nella caricatura (in primis Jasmina Douieb, nota attrice e regista teatrale, a mille miglia di distanza dal suo noto universo di riferimento). C'è una vera gioia nell'osare essere provocatori, anche se in questo piccolo gioco spesso vorremmo che ci fossero ancora più battute fulminanti e che il ritmo e la sequenza degli eventi fossero ancora più sostenuti.

Questa bella irriverenza potrebbe sicuramente sbocciare con un dispositivo meno restrittivo. Da notare che il film è uno dei progetti sostenuti dal Centre du Cinéma de la Fédération Wallonie Bruxelles nell'ambito del bando per progetti in produzione leggera, da cui sono già uscite diverse opere di successo.

L’Employée du mois è prodotto da Velvet Films. Il film ha ricevuto il sostegno della RTBF e di BeTV, ed è venduto all’estero da Reel Suspects.

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(Tradotto dal francese)

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