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Recensione: Il Boemo

di 

- Il vivace film biografico di Petr Václav sul compositore ceco Josef Mysliveček è ricco di musica e istinti umani, ma un po' più di sfide e di fango non guasterebbero

Recensione: Il Boemo
Vojtěch Dyk en Il Boemo

Quella del compositore Josef Mysliveček non è stata una vita ordinaria. Nato a Praga nel 1737, si trasferisce da giovane a Venezia per studiare violino e qui nasce Giuseppe "il Boemo", un modo per gli italiani di evitare il suo cognome impronunciabile e anche per ricordargli continuamente che è uno straniero che deve trovare il suo posto. È su questa nota musicale che inizia Il Boemo [+leggi anche:
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, il biopic del regista ceco Petr Václav, in gara per la Conchiglia d'Oro al 70° Festival di San Sebastián e già scelto come rappresentante ceco nella corsa agli Oscar.

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Václav sceglie di mettere in scena la ricerca di Mysliveček in modo chiaro. Con gli strumenti di una sontuosa produzione d'epoca, Il Boemo segue il personaggio attraverso la sua integrazione nelle alte sfere dell'opera italiana. Si intuisce che l'attore Vojtěch Dyk è stato scelto per il ruolo per la sua bellezza e il suo portamento ("Siete tutti così alti in patria?" gli chiede il suo apprendista e amante) e per la sua carriera di cantante e leader di una band. Chi meglio di una star musicale del XXI secolo può dare vita a una star del XVIII secolo? Il racconto del successo attraverso le sue avventure con le donne (l'aristocratica che lo introduce nel gotha della dissolutezza interpretata da Elena Radonicich, il grande soprano Caterina Gabrielli interpretata da Barbara Ronchi, o il suo ultimo amore, la moglie di un nobile possessivo, interpretata da Lana Vlady, è un modo per arrivare agli istinti che guidano le persone, anche se si sente la mancanza di una forma meno maschiocentrica, che non ripeta il cliché delle donne nude e degli uomini coperti da ogni possibile strato di vestiti.

Il Boemo ha un pregio, a parte dare alla musica un ruolo centrale con numerose scene ravvicinate alla gola dei cantanti, che è quello di approfondire questi impulsi e mostrare che l'opera è un luogo dove si fa sesso, si mangia e si sputa, si defeca (nel curioso incontro con il giovane re di Napoli interpretato da Mirko Ciccariello), si hanno attacchi d'ansia e si tenta il suicidio per crepacuore. Václav, che aveva eccelso con il cinema sociale con il suo provocatorio We Are Never Alone [+leggi anche:
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, non perde del tutto il gusto per il fango, per lo sporcarsi le mani, anche se qui è forse più presente. Alla fine, nella lunga durata del film è difficile trovare un contributo che lo elevi al di sopra dei biopic d'epoca (e ovviamente l'ombra di Amadeus di Milos Forman è lunga).

L'eredità di Mysliveček non ha goduto di particolare rilievo nel corso degli anni, e Václav decide di non nasconderlo. Alla fine del film, la modernità delle sue creazioni ci viene ricordata dal fatto che Mozart ne ha utilizzate un paio per la sua opera Ridente la calma. Infatti un giovane Mozart (interpretato da Philip Amadeus Hahn) si riserva una delle scene più notevoli del film. La vita di Mysliveček non si concluse nel migliore dei modi: morì sfigurato dalla sifilide nel 1781 a Roma, dove si coprì il volto con una maschera, molto diversa da quelle indossate durante la sua vivace giovinezza a Venezia. Una maschera, come quella del film, un elaborato esempio di cinema d’epoca, che però avrebbe potuto essere tolta un po' più spesso per immergersi completamente nel fango.

Il Boemo è una produzione di Mimesis Film (Repubblica Ceca), Dugong Films (Italia) e Sentimentalfilm (Slovacchia). La francese Loco Films si occupa delle vendite estere.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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