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SAN SEBASTIÁN 2022 New Directors

Recensione: La hija de todas las rabias

di 

- La regista nicaraguense Laura Baumeister firma un ritratto significativo e potente del bello che si fa strada nel brutto, con un piede nella miseria e l'altro nel realismo magico

Recensione: La hija de todas las rabias
Virginia Sevilla García e Ara Alejandra Medal in La hija de todas las rabias

Come sottrarre la bellezza alla bruttezza? Come catturare la tenerezza e la speranza nella miseria più assoluta e persino, se arriva, nel momento più buio di tutti? Sono queste le domande su cui sembra basarsi La hija de todas las rabias [+leggi anche:
trailer
intervista: Laura Baumeister
scheda film
]
, opera prima della regista nicaraguense Laura Baumeister. Tra tutti i posti possibili del Nicaragua, un Paese in cui finora non è stato girato praticamente nessun film, la regista ha scelto la discarica di La Chureca, la più grande del Paese, un'area violata in tutti i modi dove una comunità di persone è cresciuta intorno ai rifiuti di Managua. La metà di questa comunità ha meno di 18 anni.

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Tra questi ragazzi c’è María (la vivace Ara Alejandra Medal), che è al centro del film di Baumeister, proiettato nella sezione Discovery a Toronto e ora nella sezione New Directors al 70° Festival di San Sebastián. Lei e il suo rapporto con la madre Lilibeth (una determinata Virginia Sevilla García), poiché è il loro legame indissolubile, nonostante tutto, a segnare il film dall'inizio alla fine. Entrambe vivono con quello che possono e quando uno dei loro piani per guadagnarsi da vivere, vendere i cuccioli della loro cagna, va a monte a causa di Maria, il loro legame si fa teso fino al punto di rottura. Lilibeth porta Maria in un vicino impianto di riciclaggio, dove un gruppo di bambini lavora i rifiuti della discarica, contro la volontà della ragazzina, che non vuole lasciare la madre per nulla al mondo.

La forza di Lilibeth nel trasmettere a Maria la necessità di lottare per la sopravvivenza è la spina dorsale del film. Lilibeth insegna a Maria a comportarsi come un animale selvatico, come una pantera, giocando come due felini nella sabbia che circonda la loro baracca. Le scene di intimità e complicità tra i due trasudano grande sensibilità e potenza emotiva, ed è nel loro sfiorare il realismo magico che il film dà il meglio di sé.

Questo realismo magico, di tradizione latinoamericana (e che si rifà a film recenti come Beasts of the Southern Wild di Benh Zeitlin, per fare un esempio), permea il film, che parte da un contesto di miseria, per poi attraversarne uno di perdita e infine di sventura, raggiungendo momenti di vera bellezza (a cui contribuisce la brillante ed esuberante colonna sonora del francese Para One, collaboratore abituale di Céline Sciamma). Il film potrà essere valutato sotto una luce negativa (un ennesimo film latinoamericano sulla miseria), ma il talento di Baumeister dietro la macchina da presa riesce a infondere al film significato, vita e originalità.

Il film è prodotto dalla società nicaraguense Felipa Films e dalla società messicana Marthfilms, con la co-produzione della società olandese Halal, la tedesca Heimatfilms, la francese Promenades Films, la norvegese Dag Hoel e la spagnola Cardón Pictures e Nephilim Producciones. La belga Be for Films si occupa delle vendite internazionali.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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