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SAN SEBASTIÁN 2022 New Directors

Recensione: Carbide

di 

- Il primo lungometraggio di Josip Žuvan, che racconta di faide tra famiglie e ragazzi a caccia di notorietà online, è ricco di dettagli e profondamente radicato nello stile di vita croato

Recensione: Carbide
Franko Floigl e Mauro Ercegović Gracin in Carbide

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Nikola e Antonio (interpretati rispettivamente dagli esordienti ​​Franko Floigl e Mauro Ercegović Gracin) sono ragazzi pre-adolescenti, vicini di casa e migliori amici di un sobborgo semi-rurale senza nome di una città costiera della Croazia. Poiché nel loro quartiere non c’è molto da fare, soprattutto durante le vacanze invernali, il loro passatempo preferito è la pirotecnica su larga scala e a bassa tecnologia: fanno esplodere barili pieni di carburo e filmano il caos con i loro cellulari, nella speranza di diventare delle star di YouTube.

Peccato però che tra le loro famiglie ci sia una faida, questa volta per un problema facilmente risolvibile: l’acqua e il fango, che scendono dalla casa della famiglia di Antonio, raggiungono il giardino della famiglia di Nikola. Questo sembra più un pretesto per portare avanti un litigio iniziato anni prima, istigato dal nonno emotivamente distaccato di Antonio, Vlado (Zdenko Jelčić), e dalla nonna di Nikola, Ivka (Asja Jovanović), e che ora si è esteso alla generazione dei genitori dei ragazzi, il padre di Nikola, Zoran (l'attore serbo Ljubomir Bandović), e la madre Marija (Marija Škaričić), nonché la madre single di Antonio, Ines (Ivana Roščić). Nel corso di un periodo di vacanza, verranno svelati (o almeno accennati) una serie di segreti alla radice della faida, e il modo in cui le cose si evolvono influenzerà anche il rapporto tra i due amici d'infanzia.

La trama potrebbe sembrare un cliché, ma l'attenzione ai dettagli nella costruzione dei personaggi e le dosi precise di rivelazioni fornite nella sceneggiatura di Žuvan rendono il film abbastanza credibile, mentre le scelte in termini di produzione e costumi (a cura di Petra Poslek e Katarina Pilić, rispettivamente), e soprattutto per quanto riguarda la musica ascoltata proveniente da televisione, radio e cellulari (uno sdolcinato pop croato mainstream), servono a rafforzare questa autenticità. I vari spunti di riflessione sulla società croata, divisa tra tradizioni (gerontocrazia e patriarcato che si completano a vicenda) e modernità (l'agguerrita corsa ai gadget tecnologici e al prestigio online, misurato in like, condivisioni e iscrizioni), si intrecciano magistralmente nella sceneggiatura.

Sono gli attori a beneficiare maggiormente dell'approccio dettagliato e misurato di Žuvan. Entrambi i giovani interpreti sono naturali nei loro ruoli. Ljubomir Bandović, che interpreta un uomo irascibile e frustrato, con delle doti già acquisite in alcune recenti serie serbe, si dimostra un’aggiunta degna di nota al cinema croato, mentre l'approccio pacato adottato sia da Marija Škaričić che da Ivana Roščić la dice lunga sulla posizione dei loro personaggi all'interno delle rispettive famiglie.

A livello di regia, la decisione di mischiare lunghe carrellate e alcune riprese a mano di Tomislav Sutlar, con colori cupi e torbidi, si rivela accorta. D'altra parte, il ritmo del film è a volte un po' troppo lento, ma le clip del cellulare montate da Borna Buljević aggiungono un certo dinamismo. Alla fine, Carbide non è forse così esplosivo come suggerisce il titolo, ma sicuramente ribolle di tensione.

Carbide è una coproduzione croato-serba realizzata da MaXima film e Biberche Productions. Wide si occupa delle vendite mondiali.

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(Tradotto dall'inglese da Rachele Manna)

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