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SITGES 2022

Recensione: Nocebo

di 

- Lorcan Finnegan incrocia il thriller psicologico con il folk horror per costruire un film dalla inquietante carica sociale

Recensione: Nocebo
Eva Green in Nocebo

Qualcosa ti entra dentro e te lo porti con te ovunque tu vada, come un fantasma che non ti lascia. È in te tutto il tempo, lo vedi in tutte le cose, ti fa essere un altro, ti distrugge sempre di più. È ciò che accade alla protagonista di Nocebo [+leggi anche:
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, una impressionante e inquietante Eva Green nei panni di una stilista di moda che soffre di una misteriosa malattia.

L'ultimo film di Lorcan Finnegan (dopo il sorprendente Vivarium [+leggi anche:
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), presentato questo venerdì nella sezione ufficiale della 55ma edizione del Festival di Sitges, racconta la storia di questa designer interpretata da Green. La sua vita apparentemente stabile e ordinata (tipica delle nuove classi alte intellettuali, con un marito, una figlia, un lavoro artistico e prestigioso, una proprietà lussuosa con corrispondenti beni materiali) è sconvolta da questo strano disturbo. Dopo mesi di malattia, un giorno arriva a casa sua una domestica filippina che la convincerà a usare una medicina tradizionale del suo paese che presumibilmente la aiuterà a guarire. Ma questo trattamento comincerà a rivelare una terribile verità.

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Questa sinossi potrebbe non chiarire troppo, ma è meglio affrontare Nocebo senza sapere molto, perché una delle sue virtù è il mistero che riesce a racchiudere, il suo modo di svelare, a poco a poco, con suggestione, quell'oscuro segreto. Usando la forma per arrivare alla sostanza, Finnegan costruisce un film sconcertante e lucido in cui thriller psicologico e folk horror si intrecciano per parlare delle due facce del capitalismo nel mondo di oggi, degli abissi della ricchezza e della povertà. Qui sta la cosa straordinaria del film, nel modo sorprendente, audace e suggestivo con cui il regista riesce a fare cinema sociale. Nocebo parla dei paradossi della ricchezza, del volto umano dello sfruttamento e della miseria, ma lo fa da una posizione diversa dal solito, attraverso il fantastico e il terrore, con una proposta narrativa ed estetica tanto elegante quanto agghiacciante. È interessante come attraverso questo impegno formale, attraverso l'uso del significato simbolico e metaforico degli elementi, la meticolosità nei dettagli, il contrasto tra esterno e interno, il regista racconti poeticamente tutta una verità della nostra storia intima e collettiva, quello che ci accade come individui e come società, la precarietà in cui viviamo e anche l'altro lato di quello sfruttamento, i rapporti personali e lavorativi contemporanei come una malattia, un male insondabile.

Oltre a ciò, un altro dei grandi e singolari risultati di Finnegan è la sua capacità di creare immagini durature. Così come il regista sa controllare la tensione, il disagio e il mistero, in Nocebo c'è anche una gestione intelligente del potere emotivo dell'immagine, del suo potere di creare bellezza nell'oscurità. Nel film ci sono immagini terrificanti, che fanno davvero paura, e altre che sono profondamente belle. Attraverso di esse, il regista riesce ad esprimere e approfondire gli stati emotivi e psicologici dei personaggi, nei loro oscuri mondi interiori ed esteriori.

Nocebo è un film riuscito, tanto suggestivo quanto inquietante. L'attento approccio formale riesce ad arrivare al nocciolo della questione, a quelle realtà oscure che ci abitano e in cui abitiamo. Un film che probabilmente ci accompagnerà per molto tempo dopo la sua proiezione.

Nocebo è una produzione della compagnia irlandese Lovely Productions e della britannica Wild Swim Films, con la partecipazione della filippina Epicmedia Productions Inc e la produzione esecutiva della statunitense XYZ Films.

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(Tradotto dall'inglese)

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