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VARSAVIA 2022

Recensione: Sisters

di 

- L’esordio della regista lettone Linda Olte è un dramma sociale dalla scrittura sensibile e lineare che fa conoscere al pubblico la realtà degli orfanotrofi e delle adozioni internazionali

Recensione: Sisters
Emma Skirmante in Sisters

L’albero genealogico - cioè le relazioni familiari ridotte graficamente ad una espressione botanica, con frutti buoni e cattivi, rami secchi e foglie cadute - è al centro di Sisters [+leggi anche:
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scheda film
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, opera prima della regista lettone Linda Olte che ha avuto la premiere questa settimana al Festival di Varsavia ed esordisce ora nelle sale in patria con Baltic Content Media. Quell’albero genealogico che l’insegnante di una zona non lontana da Riga chiede agli alunni di disegnare ma che la tredicenne Anastasija (Emma Skirmante) proprio non possiede. Ospite di un orfanotrofo assieme alla sorellina più piccola Diana (Gerda Aljēna), mentre la sorella più grande Jūlija (Katrina Kreslina) ha già una bambina di pochi mesi e vive in social housing, Anastasija del suo albero sa solo una cosa: è nata in carcere, dove la madre Alla (Iveta Pole) era stata rinchiusa molte volte, l’ultima delle quali per aver scaraventato fuori dalla finestra l’uomo che stava seviziando con un accendino la piccola Diana. Ora Alla è fuori e Anastasija la rintraccia perché vuole a tutti i costi ricreare una famiglia con quella donna totalmente inaffidabile, che ha promesso alle figlie di portarle via da quell’istituto dove lei stessa è cresciuta, per poi sparire nel nulla. Anastasija si fa tatuare una A (come Alla) sul braccio, taglia i capelli come la madre, indossa la sua collana. Eppure l’alternativa è allettante: l’adozione per Anastasija e Diana da parte di una agiata famiglia nordamericana (papà, mamma e figlia adolescente) che la direttrice dell’orfanotrofio presenta come un miracolo, una opportunità che non si ripresenterà per una ragazza lettone già adolescente.

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L’esordiente Emma Skirmante, convincente nella sua parte, viene seguita costantemente dalla regista per i 104 minuti del film, e il suo sguardo profondo e allo stesso tempo disorientato diventa presto lo sguardo dello spettatore. Anastasija si muove con sicurezza sul suo skate nel territorio urbano desolato: spazia dalla dolcezza con cui si prende cura della nipotina o scherza nei brevi incontri con la madre, alle azioni di dimostrazione rabbiosa. Libera i cani randagi da un canile, ruba nei supermercati, danneggia le auto, trasporta la droga per conto di una giovane adulto che si intuisce avrà delle mire sessuali su di lei. Linda Olte non enfatizza troppo i momenti drammatici, lasciando lo spettatore a riflettere sul quadro che la regista sta fornendo. Sono perciò piuttosto convenzionali le scene in cui le due sorelle passano alcuni giorni “di prova” con la ostinata famiglia americana, puritana e conservatrice, in cui la protagonista sfida la loro resistenza indossando pantaloncini cortissimi, insegnando alla coetanea americana a ballare provocatoriamente il reggaeton o in cui la piccola Diana sniffa colla con la futura sorella, come ha imparato a fare in orfanotrofio.

Nonostante i temi di questo dramma sociale dalla scrittura sensibile e lineare siano piuttosto battuti dal cinema, rimarrà allo spettatore la indovinata scelta della protagonista. L’obiettivo della regista, la cui esperienza documentaristica in tv è legata a questioni sociali riguardanti le famiglie e i bambini, è quello di sensibilizzare il pubblico sul problema delle adozioni, e può spingere a fare una più ampia riflessione sui rischi di disfacimento della famiglia in un contesto europeo di disagio sociale, alcolismo, disoccupazione e povertà, proprio mentre alcuni politici invocano più “Dio, Patria e Famiglia”.

Sisters è coprodotto dalle lettoni Trickster PicturesFenixfilm e Deep Sea Studios con l’italiana Albolina Film. True Colours si occupa delle vendite internazionali.

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