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ROMA 2022

Recensione: L’ombra di Caravaggio

di 

- Michele Placido dirige la mega produzione sulla vita e le opere del grande pittore del ‘600 cercando il vero e mettendo in primo piano l’umanità disgraziata da cui traeva ispirazione

Recensione: L’ombra di Caravaggio
Riccardo Scamarcio in L’ombra di Caravaggio

Erano più di cinquant’anni che Michele Placido desiderava mettere in scena la vita e le opere di Caravaggio, da quando alla fine degli anni ‘60 sbarcò a Roma e all’ombra della statua di Giordano Bruno, in Piazza Campo de’ Fiori, immaginò un testo teatrale in cui il ribelle pittore del ‘600 incontrava l’eretico filosofo messo al rogo in quella stessa piazza. Questo incontro lo troviamo, insieme a molto altro, in L’ombra di Caravaggio [+leggi anche:
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scheda film
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, il film in anteprima mondiale alla 17ma Festa del Cinema di Roma (sezione Grand Public) che il 76enne regista, attore e sceneggiatore pugliese ha finalmente realizzato sulla figura di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, uno degli artisti più rivoluzionari e influenti della storia dell’arte di tutti i tempi, un uomo fuori dagli schemi, passionale e compassionevole, credente e blasfemo, attaccabrighe, visionario e indomito. Un genio che prendeva a modello le prostitute e i reietti che era solito frequentare nelle viscere della suburra romana e li trasfigurava nei suoi quadri trasformandoli in santi e madonne, con grande disapprovazione dell’Accademia e, soprattutto, della Chiesa.

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Ed è proprio la decisione della Chiesa controriformista di indagare sulla vita e le opere del Caravaggio, per decidere del suo destino, lo spunto scelto da Placido con i suoi co-sceneggiatori (Sandro Petraglia e Fidel Signorile) per ritrarre gli ultimi anni dell’artista, tra Roma e Napoli, fino alla sua morte incerta avvenuta a Porto Ercole, in Toscana. Siamo ai primi del ‘600 e su Caravaggio (incarnato da Riccardo Scamarcio, che a breve sarà sul set di A Haunting in Venice diretto da Kenneth Branagh) pende una condanna a morte per omicidio. Rifugiatosi a Napoli sotto la protezione della potente marchesa Costanza Colonna (Isabelle Huppert), il pittore attende la grazia del papa. Quest’ultimo incarica un suo emissario (Louis Garrel, l’unico personaggio inventato del film) a indagare sull’artista “maledetto”, conoscere cosa si cela dietro le sue opere trasgressive ed eventualmente spingerlo a rinunciare alla sua arte, per avere salva la vita.

L’Ombra (così è nominato il personaggio di Garrel) si mette quindi sulle tracce delle persone che a vario titolo hanno conosciuto e frequentato il pittore. Sfilano così, sottoponendosi alle domande dell’inquisitore, la stessa Costanza Colonna, che protegge Caravaggio da quando era giovanissimo e che nutre per lui un sentimento che da materno è diventato con gli anni passionale; il Cardinal Dal Monte (Michele Placido), mecenate e collezionista d’arte; Giovanni Baglione (Vinicio Marchioni), pittore accademico e rivale, diventato poi il principale biografo del Caravaggio; Lena (Micaela Ramazzotti), la bella prostituta di cui Merisi si innamorò e che prestò il volto alla Vergine Maria in molti suoi quadri; e poi ancora, il modello e assistente Cecco (il rapper Tedua) con cui l’artista aveva un rapporto ambiguo, e l’irrequieta prostituta dai capelli rossi Anna Bianchini (Lolita Chammah), il cui cadavere ripescato nel fiume, e con il ventre gonfio, si dice sia stato ritratto dal Caravaggio nel suo capolavoro “La morte della Vergine”.

“Io cerco il vero” dichiarava il pittore, e Placido ha voluto fare lo stesso con il suo film, costato 13 milioni di euro. Un lavoro molto attento su scenografia e costumi (rispettivamente di Tonino Zera e Carlo Poggioli) restituisce la sporcizia nelle strade, la polvere sui vestiti, arredi e oggetti d’epoca non hanno nulla di patinato. C’è il sangue, il sudore, la dimensione umana e carnale dei dipinti del Caravaggio si ritrova anche sullo schermo. Una virtù del film sta nel mostrare proprio come gli elementi di realtà entrassero nei quadri del pittore, come ladri, vagabondi e meretrici si disponessero davanti alla tela dell’artista come su un palcoscenico, per trasfigurarsi in opere eterne. Peccato che l’eccessiva enfasi e l’artificio di alcuni dialoghi e interpretazioni minimizzino questa autenticità, bloccando il fluire delle emozioni. È comunque un film pensato per il grande pubblico, e ci si augura che il grande pubblico risponda.

L’ombra di Caravaggio è prodotto da Goldenart Production con Rai Cinema e coprodotto dalle francesi MACT Productions e Le Pacte. Il film sarà nelle sale italiane il 3 novembre con 01 Distribution. Il rivenditore estero è Wild Bunch.

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