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VIENNALE 2022

Recensione: The Fire Within: A Requiem for Katia and Maurice Krafft

di 

- Per celebrare la vita straordinaria ma troppo breve dei vulcanologi Katia e Maurice Krafft, Werner Herzog compone un requiem cinematografico straordinario

Recensione: The Fire Within: A Requiem for Katia and Maurice Krafft
Maurice e Katia Krafft (© Titan Films)

Le loro immagini hanno fatto il giro del mondo, ma i loro nomi non sono solo sinonimo di celebrazione della bellezza selvaggia e pericolosa delle eruzioni vulcaniche e della sensibilizzazione nei confronti dei civili colpiti. L’eredità che hanno lasciato è anche quella di una coppia di scienziati consumati da ciò che amavano. I vulcanologi francesi Katia e Maurice Krafft sono morti il 3 giugno 1991 mentre osservavano l'eruzione dell'Unzen in Giappone. Il regista Werner Herzog, il cui 80° compleanno è stato celebrato dalla 60ª edizione della Viennale, ha presentato il suo omaggio alla coppia, intitolato The Fire Within: A Requiem for Katia and Maurice Krafft [+leggi anche:
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, in apertura di una serie di eventi di gala in suo onore.

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Piuttosto che girare un semplice documentario, il regista ha scelto di organizzare le riprese della coppia come un "musical". A differenza di Fire of Love di Sara Dosa, il film di Herzog vuole essere un requiem per loro, accompagnato da una pesante musica strumentale e corale. Ma il cuore del film è l’organizzazione dei filmati e delle fotografie provenienti dall'archivio dei Krafft. Il loro mondo non viene vissuto attraverso uno sguardo esterno; piuttosto, la loro vita, la loro passione, vengono viste dallo spettatore attraverso i loro stessi occhi.

Herzog apre puntualmente con Katia e Maurice in piedi davanti a un vulcano, mentre il gigantesco cratere alle loro spalle continua a sputare lava. È uno spettacolo spaventoso, ma pochi minuti dopo entrambi guardano raggianti verso la telecamera da una distanza di sicurezza, senza casco, chiaramente nel loro elemento. Oltre alla musica, la voce riconoscibile di Herzog continua a sentirsi nell'inquadratura, come un filo rosso che attraversa la narrazione e collega i punti tra le loro vite e il filmato. 

I suoi commenti sono quasi in reazione alle immagini sullo schermo. "Questa è Katia" e "questo è Maurice" sono tra le prime parole pronunciate mentre i vulcanologi posano davanti al vulcano. Più tardi, mentre lo sguardo si sposta sull’Unzen e sulle ultime registrazioni conosciute della coppia mentre parla con il collega americano scomparso Harry Glicken, Herzog commenta: "Ora sta succedendo qualcosa di importante": i Krafft e Glicken stanno pensando di avvicinarsi alla cupola del vulcano.

Si tratta, col senno di poi, di una mossa avventata, ma Herzog non è interessato agli aspetti più critici della vita dei Krafft. Si sofferma appena sulle accuse dei media di andare a cercarsi situazioni pericolose o sulla riluttanza di Katia ad avvicinarsi all’Unzen. Piuttosto, come in una messa da requiem, sottolinea i loro successi. Questo include alcuni montaggi giocosi dei primi exploit dei Krafft negli anni '60, i loro cappelli rossi ispirati agli esploratori delle profondità marine di Jacques-Yves-Cousteau e la genesi del loro storytelling visuale.

Abbelliscono lo schermo sequenze oniriche dei loro surreali filmati provenienti da ogni angolo del mondo, che pochi hanno avuto il privilegio di vedere con i propri occhi. Distese rocciose fumanti, profonde vallate montuose, arbusti che incorniciano paesaggi desertici, creature che abitano le zone tra la vita e la morte. E naturalmente ci sono le eruzioni vulcaniche, le nubi piroclastiche che inghiottono l'ambiente circostante, le isole che crollano, i chilometri di alberi falciati, l'angoscia umana e la morte.

"Non ho mai paura perché ho visto così tante eruzioni in 23 anni, che anche se morissi domani non mi importerebbe", ha detto una volta Maurice Krafft davanti alla telecamera. Hanno vissuto la vita al massimo, concorda Herzog, "sono scesi all'inferno per strappare quelle immagini dagli artigli del diavolo in persona". E mentre suona "Liebestod" dal "Tristano e Isotta" di Wagner, si tende a essere d’accordo con un ultimo potente sguardo a due persone che seguono gioiosamente la loro passione nel ventre della bestia.

The Fire Within: A Requiem for Katia and Maurice Krafft è prodotto da Bonne Pioche, Brian Leith Productions, Titan Films e Arte France, mentre le vendite internazionali sono di Abacus Media Rights.

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(Tradotto dall'inglese)

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