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SIVIGLIA 2022

Recensione: H

di 

- Se non vi siete mai immersi nei tumultuosi festeggiamenti di San Firmino, ora potete farlo dalla poltrona di un cinema con il primo lungometraggio solista di Carlos Pardo Ros

Recensione: H

"Questo è un film da vivere con lo stomaco, non con la testa". Con queste parole di presentazione, Carlos Pardo Ros ha introdotto la proiezione di H [+leggi anche:
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, suo primo film da solista (dopo aver fatto parte del collettivo lacasinegra, insieme a Elena López Riera, Gabriel Azorín e María Antón Cabot, qui responsabile del montaggio), nella sezione Las Nuevas Olas No Ficción del 19° Festival del cinema europeo di Siviglia.

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Il tanto abusato aggettivo “organico” diventa essenziale per descrivere i poco più di 60 minuti di questo viaggio nel cuore dell'oscurità di Pamplona, ​​in particolare nelle sue celebrazioni di luglio, rese popolari in tutto il mondo da personaggi come Ernest Hemingway, Orson Welles o John Huston, per citare tre stranieri che, visitando la Spagna, le hanno vissute con passione.

Ora, con la scusa di ricreare in modo molto libero e altamente sensoriale l'ultima notte di vita dello zio del regista, quest’ultimo ha arruolato quattro amici – Pedro Ladroga, Julio Carlos Ramos Zapata, Leonard Plattner e l'attrice navarrese Itsaso Arana (vista quest'anno in Tenéis que venir a verla [+leggi anche:
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) – immergendoli in quel maremoto umano che si scatena durante la festa affinché lo spettatore viva qualcosa di simile a quello che sperimentano coloro che, vestiti di bianco o di blu (come i protagonisti di questo viaggio), si tuffano in quel baccanale di alcol, droga e musica.

Immagini e suoni, distorti o rallentati, sovrapposti o caotici (cui si aggiungono dialoghi, rumori ambientali, messaggi vocali inviati dai cellulari, ecc.), scandiscono un film che non ha una trama chiara o una struttura convenzionale, bensì sperimenta con il linguaggio audiovisivo alla ricerca di una nuova dimensione, dove lo spazio, sebbene riconoscibile, finisce per sfumare in qualcosa di simile a una trance non così piacevole come ci si potrebbe aspettare da una celebrazione.

Sta qui l'audacia di questo esercizio catartico che, ovviamente, non intende giocare sullo stesso piano dei film commerciali, ma invita piuttosto a lasciarsi andare, a non pensare e a fluire attraverso una trama a tratti sconnessa, a tratti confusa, come lo è la mente umana quando consuma in eccesso sostanze e liquidi euforizzanti per tutta una notte che sembra eterna.

H (iniziale del nome dello zio del protagonista) non servirà a promuovere la frequentatissima festa di San Firmino, cosa di cui l'evento navarrese non ha nemmeno bisogno, ma porterà ogni spettatore in un luogo diverso e talvolta estremo, dalla sensazione di essere trascinato da un torrente di emozioni eccessive a quella di penetrare in una dimensione fantasmagorica, per citare due momenti vissuti durante il film da chi scrive queste righe.

Questo film girato con i telefoni cellulari, come chi registra video da inviare agli amici, per cinque giorni nel luglio 2016, è una produzione DVEIN Films, che ha avuto la sua prima mondiale a Visions du Réel e che sarà distribuito in Spagna da Vitrine Filmes.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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