email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

POPOLI 2022

Recensione: Fashion Babylon

di 

- Il documentario di Gianluca Matarrese esplora il dietro le quinte del mondo dell’alta moda sulla scia di tre personaggi che vi gravitano attorno

Recensione: Fashion Babylon
Casey Spooner (a sinistra) e Violet Chachki (a destra) insieme a Jean-Paul Gaultier in Fashion Babylon

Dai luccichii delle passerelle alle stanze d’albergo low cost, in cerca di riconoscimento e, possibilmente, di soldi per pagare l’affitto, sullo sfondo di un mondo della moda catturato nel passaggio tra due ere, a cavallo della pandemia. Scritto e diretto dal regista italiano residente a Parigi Gianluca Matarrese (premiato al Torino Film Festival 2019 per Fuori tutto, Queer Lion a Venezia 2021 con La dernière séance [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Gianluca Matarrese
scheda film
]
), Fashion Babylon [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, proiettato al 63° Festival dei Popoli di Firenze dopo la sua prima mondiale al CXPH:DOX di Copenhagen, è un documentario che illustra l’altra faccia della scintillante medaglia del fashion system, e lo fa seguendo la quotidianità eccezionale di tre personaggi che vi gravitano attorno e che cercano di brillare di luce riflessa, tra una settimana della moda e l’altra a Parigi, Milano, New York.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Michelle Elie, detta anche "Queen of Street Style", è un’ex modella di origine haitiana e appassionata collezionista di abiti monumentali, non è invitata alle sfilate ma, in un modo o nell’altro, riesce sempre ad entrare. L’americana Violet Chachki, al secolo Jason Dardo, è una performer burlesque, fiera e provocatoria, vincitrice della settima stagione di RuPaul's Drag Race (reality show incentrato su una competizione di drag queen), è in continuo movimento e si cambia in macchina tra un défilé e l’altro. Casey Spooner è un artista-musicista statunitense, influencer di moda (“lo show non è più in passerella, è sul mio Instagram”), che ha realizzato il suo sogno di vivere a Parigi e di frequentare i party più esclusivi, si rifornisce gratis di cappotti, scarpe (e, se ci scappa, anche di una borsetta per sua madre) che poi pubblicizza sui suoi social, ma non ha i soldi per pagarsi l’affitto, a meno che non si rivenda un accessorio qualsiasi di Prada avuto in regalo.

È Casey Spooner, all’inizio, a introdurci all’ABC delle sfilate di moda, a partire dalle gerarchie e dalle strategie logistiche attorno alle passerelle: dove ti siedi, chi hai accanto e chi hai di fronte stabilisce chi sei e quanta importanza hai, un po’ come alla corte dei re. Seguiamo poi Casey insieme a Violet Chachki nei loro preparativi in hotel, nella scelta degli abiti “di scena” con cui dovranno stupire e farsi fotografare il più possibile ai margini delle sfilate, li vediamo nelle loro dirette sui social seguite da pochi ma affezionati follower; nel frattempo, Michelle Elie indossa i suoi abiti mastodontici, fuori misura, che faticano a passare attraverso le porte, si trascina in viaggio i suoi enormi bagagli, progetta una mostra con tutti gli abiti da lei collezionati. Si ritrovano tutti e tre davanti alle passerelle. La parola d’ordine sembra essere “eccesso”: l’importante è farsi notare, per attirare i flash dei fotografi e guadagnarsi un posticino nell’olimpo effimero dei trend setter (“un momento sei una star, il momento dopo un clown”), tra un selfie con Jean-Paul Gaultier, baci e abbracci con Chloë Sevigny, scambi di battute fugaci con Céline Dion e un’occhiata alla “regina”, ovviamente sempre seduta in prima fila, Anna Wintour.

“Grandeur”, “Splendeur”, “Décadence” sono i tre capitoli che scandiscono il film, che ha il dono di restituire, con vivacità e attraverso alcuni episodi significativi, l’ambivalenza di questo mondo fatto di lusso, bellezza e apparenza, ma anche di frustrazione e incertezza, dove si passa dalle stelle alle stalle alla velocità di una piroetta in passerella, e talvolta sgorgano lacrime dagli occhi pesantemente bistrati. Il film di Matarrese è anche un’occasione per riflettere su un modello produttivo la cui velocità, nel nuovo mondo post-pandemia, è stata giudicata non più sostenibile (vedi alla voce Giorgio Armani). Sarebbe curioso esplorare, magari in un lavoro successivo, se qualcosa di quel modello (e di quella frenesia) sia effettivamente cambiato.

Fashion Babylon è prodotto da Bellota Films con la partecipazione di France Télévisions. Le vendite internazionali sono curate dalla società londinese Limonero Films.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy