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LECCE 2022

Recensione: Zuhal

di 

- L’opera prima della turca Nazlı Elif Durlu è una miscela di leggerezza e pathos con una protagonista affascinante e una non dirompente critica alla società maschilista

Recensione: Zuhal
Nihal Yalçın in Zuhal

Miaooo. Ognuno cerca il suo gatto, come recitava il titolo della deliziosa commedia di Cédric Klapisch del 1996 in cui una una giovane truccatrice andava a caccia del suo felino scomparso a Parigi. In Zuhal [+leggi anche:
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, in concorso al Festival del Cinema Europeo di Lecce, il gatto sembra essere un fantasma che si diverte a nascondersi nei corridoi della palazzina di Istanbul nella quale si è appena trasferita la quarantenne avvocata che dà il titolo al film firmato dalla regista turca Nazlı Elif Durlu, al suo primo lungometraggio.

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Zuhal, interpretata dalla affascinante Nihal Yalçın (attualmente impegnata nella serie tv Oğlum), è convinta di sentire un miagolio che proveniente da qualche parte dello stabile dove è rigorosamente vietato tenere animali. Per quello interpella l’anziano manager del palazzo e fa cautamente visita ai vicini per scoprire chi nasconde il micio. L’enigma comincia ad ossessionarla.  Zuhal ha bisogno di prendere delle pillole per dormire, non si presenta agli appuntamenti di lavoro, trascura il ficus benjamin che sta lentamente seccando in soggiorno. I vicini la credono pazza e glielo fanno capire, ed è scettico persino lo sfuggente fidanzato Ahmet, a Dubai per lavoro, con cui Zuhal pratica un distratto sesso telefonico. Il mistero naturalmente si risolverà, anche se la incompresa Zuhal sarà costretta ad abbattere dei muri, metaforicamente e non, per liberare il felino che è in lei.

Ispirata ad una storia vera, la sceneggiatura scritta da Durlu con lo sceneggiatore e regista Ziya Demirel segue i tempi di una commedia occidentale con un dichiarata anche se non dirompente critica alla società maschilista turca (ma potrebbe essere qualsiasi altro Paese).  Nazlı Elif Durlu ha studiato cinema e televisione nei Paesi Bassi e ha conseguito un master all'Università di Utrecht ed è tornata in Turchia dopo aver lavorato a Los Angeles come sceneggiatrice. La sua formazione la smarca stilisticamente dalla cosiddetta quarta generazione degli autori turchi nati negli anni 80 dando al suo primo film una fisionomia più internazionale. Nonostante sia girato (eccellente il lavoro del direttore della fotografia Sebastian Weber) quasi esclusivamente in interni, per accentuare il senso di soffocamento e isolamento della protagonista, Zuhal è punteggiato di situazioni farsesche. La regista affida al corpo femminile della sua attrice alcune gag fisiche (cercando il gatto in cantina, Zuhal cade da una scala e per sventare una presunta intrusione in casa urta contro un mobile) che ne sottolineano la sensualità e allo stesso tempo ne evidenziano, con tenerezza e affetto, la sua goffaggine.

Zuhal è una donna sola e libera e per questo non è rispettata dal mondo maschile che la circonda, compresi gli insopportabili bambini del palazzo. Il gatto è solo un appiglio per rendersi conto di questa realtà e nonostante sia un essere umano forte, la protagonista ha bisogno di nascondersi da quella oggettività per qualche minuto, rinchiudendosi in quell’armadio che i traslocatori hanno abbandonato in mezzo al corridoio. Per la sua miscela di leggerezza e pathos, bel punteggiati dallo score originale di Alexander Lawrence e Yusuf Tan Demirel, Zuhal è un film che può affrontare qualsiasi mercato nel mondo. Nel cast con Nihal Yalçın ci sono Fatih Al, Sebnem Sönmez,  Sarp Aydınoğlu, Sadi Celil Cengiz, i veterani Sencar Sağdıç Nur Sürer, Aysan Sümercan.

Zuhal è una coproduzione tra la turca istos film e la tedesca Achtung Panda! con le turche TN Yapim, Karaçelik Film, Yumurta Yapim Sanat. La britannica Film Republic ha acquisito i diritti di vendita mondiale.

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