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GINEVRA 2022

Recensione serie: La vie devant

di 

- La prima serie dell’attore e umorista Frédéric Recrosio creata in collaborazione con Klaudia Reynicke Candeloro e Kristina Wagenbauer mette in scena dei personaggi sul bordo dell’implosione

Recensione serie: La vie devant
Solan Harsch e Carlos Leal in La vie devant

Presentata in anteprima al Geneva International Film Festival (GIFF) nella sezione Highlights e attualmente trasmessa su Play Suisse nonché programmata dall'8 al 15 novembre sulla RTS, La vie devant [+leggi anche:
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, è la prima serie TV scritta e creata dall’umorista italo svizzero Frédéric Recrosio, in collaborazione con la regista e sceneggiatrice elvetico peruviana Klaudia Reynicke Candeloro (co-showrunner e direttrice artistica) conosciuta internazionalmente grazie ai suoi primi due lungometraggi Il nido [+leggi anche:
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(2016) e Love Me Tender [+leggi anche:
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(2019) e la regista e sceneggiatrice canadese di origini russe e svizzere Kristina Wagenbauer (Sashinka, 2017). La serie ci trasporta nell’intimità di una famiglia alle prese con cambiamenti esistenziali che la trasformano nel profondo.

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La vie devant è una tragicommedia dai toni pastello che mette in scena una serie di personaggi al bordo del precipizio, al contempo intrisi di una toccante tenerezza e di un’oscurità che non fa che infittirsi. Suddiviso in sei episodi di 45 minuti, la nuova creazione di Recrosio può essere definita come una commedia triste, un susseguirsi di personaggi che sembrano prigionieri delle proprie ossessioni. Malgrado ciò, la narrazione non scade mai nel melodramma, al contrario la tristezza si trasforma in filo conduttore che guida e struttura la vita di una famiglia che vive sotto il giogo di una tragedia imminente.

Perno centrale di questo meccanismo complesso è il piccolo Lucas (Solan Harsch) che deve confrontarsi suo malgrado con le tergiversazioni esistenziali spesso stravaganti degli adulti. Il padre Diego (Alexis Loret), ex campione olimpico di nuoto diventato allenatore alle prese con una giovane nuotatrice che si è invaghita di lui, la madre Valeria (Audrey Dana), cardiochirurga che potrebbe entrare nella storia della medicina svizzera, Umberto, il nonno (Reno Girone) che cerca di affrontare i demoni del passato, lo zio Vincent (Leon Boesch), giovane cantante abitato da uno speen senza fine e l’altro zio compositore, Jean, in panne di ispirazione (Carlos Leal) sono i membri di questa famiglia al contempo malinconica e toccante.  Ognuno cerca di sopravvivere come può affrontando le difficoltà di un quotidiano a tratti soffocante: ambizioni che si trasformano in ossessione, fantasmi del passato che bussano improvvisamente alla porta o ancora sogni ad occhi aperti che si confrontano violentemente con la realtà. L'acceleratore di questa rimessa in questione collettiva é Valeria il cui corpo, sopraffatto dalla fatica cede improvvisamente.

La vie devant abborda soggetti sensibili quali il suicidio, la depressione o ancora i problemi coniugali senza lasciarsi travolgere dalla tristezza, con una dose benvenuta di umorismo e autoderisione che accompagna i personaggi permettendogli di respirare. È proprio questa miscela calibrata e armoniosa di tragico e futile, di tristezza e banalità del quotidiano a rendere la narrazione accattivante e coinvolgente.

Malgrado una storia d’amore forse un po’ troppo consensuale e naïve (quella tra Vincent e Joëlle), La vie devant riesce ad evitare i cliché proponendoci di seguire l’intimità di una famiglia borghese che lotta per trovare un senso all’esistenza. Recrosio interroga con coraggio il tempo che passa e la rappresentazione che ognuno dei personaggi si fa della sua età.

Che si tratti di primi amori, di crisi di coppia o di una terza età vissuta con saggezza rivoluzionaria i personaggi di La vie devant cercano di districarsi come possono in un quotidiano diventato estraneo, una prigione costruita da loro stessi dalla quale non riescono più a fuggire.

La vie devant è prodotta da Pointprod e RTS (Radio Télévision Suisse).

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