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LECCE 2022

Recensione: The 9th Step

di 

- Il film d’esordio di Irma Pužauskaitė è un dramma sobrio e toccante su un giovane padre alcolizzato che lotta per rimanere sulla retta via e per ricucire il rapporto con sua figlia

Recensione: The 9th Step
Angelina Daukaitė, Gerda Čiuraitė e Valentin Novopolskij in The 9th Step

Il nono passo del programma in 12 punti degli alcolisti anonimi per uscire dalle dipendenze prescrive di riparare i danni arrecati ad altre persone. L’occasione per farlo, per il giovane padre con alle spalle gravi problemi di alcol protagonista del primo lungometraggio della regista lituana Irma Pužauskaitė, si presenta sotto forma della sua problematica figlia adolescente, che gli viene affidata all’improvviso, ubriaca, proprio nel momento in cui lui sta frequentando con successo le sedute di terapia di gruppo degli A.A. (è sobrio da un anno) e sta cercando di rifarsi una vita affettiva con la sua insegnante di yoga.

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A prestare il volto al 36enne Linas in The 9th Step [+leggi anche:
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intervista: Irma Pužauskaitė
scheda film
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, passato di recente a Cottbus e a Tallinn e ora proiettato in concorso al 23° Festival del Cinema Europeo di Lecce, è l’attore lituano Valentin Novopolskij (visto in Oleg [+leggi anche:
recensione
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intervista: Juris Kursietis
scheda film
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), che con finezza restituisce i tratti di questo uomo fragile e in cerca di riscatto, messo a dura prova dagli schiaffi (metaforici) della sua ritrovata figlia 17enne, Ieva (Gerda Čiuraitė), che non lo perdona per averle fatto passare una brutta infanzia a causa dei suoi eccessi alcolici, e allo stesso tempo tentato dalle sirene seduttive della migliore amica di Ieva, Maja (Angelina Daukaitė), bella, disinvolta e altrettanto minorenne, che comincia ad essere una presenza fissa in casa loro e a dedicare al giovane padre qualche attenzione di troppo.

Quello che inizia come un classico racconto di formazione in cui un’adolescente in crisi e un padre fallito si incontrano e si scontrano, per poi trovare la via della riconciliazione e uscirne entrambi cambiati, sposta presto il suo fuoco sul pericoloso rapporto di complicità che si va creando tra Linas e la giovane Maja, la quale si insinua sempre di più in casa di padre e figlia (e nei pensieri dell’uomo), creando con loro uno strano ménage à trois (forse anche Ieva è attratta da Maja?), in cui i tre mangiano, dormono ed escono insieme la sera. Tenera è la scena in cui Linas, che un tempo era musicista e leader di una band, porta le ragazze a ballare e dimostra, tramite le sue conoscenze nell’ambiente, di contare qualcosa quando si tratta di saltare la fila all’entrata in discoteca, suscitando, per una volta, l’ammirazione della severa Ieva, che in quel contesto riesce a guardare suo padre con un occhio diverso.

Proprio la musica è il terreno che accomuna padre e figlia (quest’ultima suona il corno francese nell’orchestra della scuola e mostra un discreto talento), a conferma che dai genitori si possono ereditare comportamenti sbagliati (la tendenza ad attaccarsi alla bottiglia, per esempio) ma anche passioni salvifiche, come questa che porterà la ragazza a spiccare finalmente il volo lontano da casa. L’attenzione del film (sceneggiato da Eglė Vertelytė) torna quindi a concentrarsi sul rapporto tra Linas e Ieva, e vedendo quanto il primo continui a lottare per fare la cosa giusta e per mantenere dritta la barra morale, non si può fare a meno di tifare per lui fino all'ultimo e di sperare che, rimediando ai suoi errori, questo giovane uomo fallibile e imperfetto riesca finalmente a strappare un sorriso alla sua implacabile figlia.

The 9th Step è prodotto da Inscript. Si occupa delle vendite internazionali Film Republic.

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