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BLACK NIGHTS 2022 Concorso

Recensione: La lunga corsa

di 

- L’opera seconda di Andrea Magnani è una favola molto stramba e capace di spiazzare lo spettatore

Recensione: La lunga corsa
Adriano Tardiolo in La lunga corsa

Un po’ Forrest Gump, un po’ Pinocchio, molto bizzarra e sicuramente un’eccezione all’interno del panorama cinematografico italiano più recente. Così si potrebbe sintetizzare l’anima de La lunga corsa [+leggi anche:
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, di Andrea Magnani, uno dei lungometraggi presentati in anteprima mondiale nel corso della competizione principale del Black Nights Film Festival di Tallinn di quest’anno.

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, il regista decide di raccontare una storia quasi interamente ambientata in un carcere femminile dimenticato da Dio. Il giovane Giacinto (interpretato da Adriano Tardiolo, noto per il suo Lazzaro felice [+leggi anche:
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), figlio di due detenuti, nasce e cresce nella casa circondariale ma ha un’anima buona, tenera e anche troppo ingenua per l’ambiente nel quale si ritrova a spendere praticamente tutta la sua vita. L’unica guardia penitenziaria maschile, Jack (Giovanni Calcagno), diventa fin da subito una figura paterna, pronta a rimpiazzare due genitori assenti (Aylin Prandi e Stefano Cassetti) e approfittatori. Tardiolo, alla sua seconda esperienza importante per il grande schermo, con il suo ruolo è chiamato a giocare ancora una volta la carta “fish out of water.” Calcagno, invece, riesce a restituire il ritratto di un uomo della legge al contempo rigoroso ed affettuoso.

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Inoltre, una carrellata di personaggi surreali e con un physique du rôle da fiaba dei Fratelli Grimm appaiono uno dopo l’altro: tra questi spiccano la direttrice del carcere (Barbora Bobulova), il suo enigmatico padre ed ex direttore della struttura (Orest Syrvatka), il parroco Aldo (Gianluca Gobbi) ed un’anziana detenuta dall’occhio vitreo (Nina Naboka). L’effetto straniante è ulteriormente rafforzato dalle interpretazioni degli attori ucraini, poiché recitano quasi tutti con la loro voce in italiano.

Il mondo che Magnani costruisce all’interno ed all’esterno del penitenziario è ovviamente fantastico. Avvertiamo subito che, nonostante la trama ci suggerisca di essere in Italia, i volti delle comparse, le automobili, alcuni oggetti di scena, il paesaggio circostante e diversi altri elementi provengono da un altrove straniero - chiaramente est-europeo - contribuendo a dare allo spettatore la sensazione di essere in un “non-luogo” italofono.

Nel complesso, La lunga corsa rappresenta sicuramente un buon tentativo di produrre un cinema italiano diverso, anche se probabilmente spingere l’acceleratore ancor di più sull’elemento fantastico e surreale nonché curare meglio alcuni tempi comici nelle sequenze più concitate avrebbe potuto affinare il risultato finale. Quest’ultimo difetto è particolarmente visibile in una delle prime scene, durante la quale il padre di Giacinto tenta una fuga maldestra dal carcere.

Detto ciò, il lungometraggio potrebbe accogliere il favore di un pubblico ampio e molto giovane, grazie alla struttura narrativa lineare, i conflitti chiari e ben definiti tra prigionieri e carcerieri, il rapporto burrascoso e caloroso tra Jack e Giacinto e il percorso di crescita intrapreso da quest’ultimo, il quale si presenta in maniera piuttosto tradizionale in termini di sviluppo e risoluzione ma risulta adatto al linguaggio cinematografico di facile fruizione scelto da Magnani.

Dal punto di vista tecnico, risulta efficace la colonna sonora di Fabrizio Mancinelli, interamente realizzata con un missaggio particolarissimo di voci e rumori d’ambiente.

La lunga corsa è una coproduzione italo-ucraina firmata da Bartlebyfilm, Pilgrim Film e Fresh Production Group. La società britannica Reason8 sta gestendo le vendite internazionali.

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