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BLACK NIGHTS 2022 Critics’ Picks

Recensione: Roxy

di 

- Il regista georgiano residente a Berlino Dito Tsintsadze presenta un'esilarante commedia poliziesca che capovolge i luoghi comuni culturali e politici più coriacei riguardanti Oriente e Occidente

Recensione: Roxy
Vakho Chachanidze e Devid Striesow in Roxy

I film che giocano con gli stereotipi possono facilmente limitarsi a divertirsi destreggiandosi con i cliché; tuttavia, metterli in discussione è ciò che crea la vera satira. E mettere in dubbio nozioni precostituite è proprio quello che fa l'esperto regista Dito Tsintsadze nel suo tredicesimo lungometraggio, Roxy [+leggi anche:
trailer
intervista: Dito Tsindsadze
scheda film
]
, una commedia spiritosa presentata in anteprima nel nuovissimo programma Critics' Picks del Festival Black Nights di Tallin.

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La scena iniziale è sorprendente e coinvolge alcuni sospetti europei dell'Est con un cane cattivo che aggredisce una donna per strada nella tranquilla cittadina termale di Baden-Baden. I due corrompono il tassista e la stessa vittima con una mazzetta di denaro in modo che non si lamentino ulteriormente. Entrambi accettano, rompendo così con la famosa tradizione tedesca di regole ed etica, un atto che suggerisce che in seguito ci sarà un po' di umorismo politicamente scorretto. Il tassista si chiama Thomas (Devid Striesow), un invisibile Signor Nessuno che per il resto è un modello di disciplina tedesca: raffigurato come nipote di un ufficiale delle SS e figlio di un agente della Stasi, ama ricevere ed eseguire ordini, alla lettera. Sebbene sia apparentemente soddisfatto della sua esistenza insignificante, un'emozione inaspettata affiora nella sua vita monotona quando arrivano questi insoliti clienti. Il boss georgiano Levan (Vakho Chachanidze), insieme ai suoi assistenti Andrej (Ivan Shvedoff) e Niko (Nicolos Tsintsadze) e al loro cane da combattimento Roxy, la cui natura selvaggia è un'allegoria dell'indomabile natura selvaggia dell’Est, sono ovviamente in fuga, quindi assumono ufficiosamente Thomas per portarli in giro e infine ottenere passaporti falsi. Addestrato a fare ciò che ci si aspetta da lui, si adatta semplicemente alle regole della sua nuova realtà, mentre la sua espressione si illumina gradualmente ad ogni nuovo compito, dato che acquisisce sempre più familiarità con questa insolita sensazione di eccitazione.

Il ritratto che Tsintsadze fa della Germania è ben lontano dall'immagine di "colonna portante dell'Europa": i passaporti falsi non vengono fabbricati nella criminalità, ma tra una prova teatrale e l’altra da attori più entusiasti di fregare il sistema che di mettere in scena Amleto. Il moralmente ammirevole Ordnung (lett. ordine) tedesco può essere facilmente corrotto in cambio di qualche mazzetta di banconote da 500 euro appena stampate, mentre il Paese funge da mero sfondo per il comportamento oltraggioso degli orientali. È anche divertente vedere un occidentale al servizio dei cattivi caucasici-slavi, soprattutto negli episodi in cui Thomas segue l'amante russa di Levan, Liza, nei panni del suo fedele valletto, sullo sfondo sonoro della celestiale "Filiae Maestae Jerusalem" di Vivaldi. In effetti, ogni deviazione dai cosiddetti “valori europei” è accompagnata da una musica classica divina, come a sottolineare il contrasto tra fatti concreti e intenzioni fallite.

Fedele ai tropi del genere comico, Tsintsadze sceglie attori con volti tipici del gruppo etnico che rappresentano, il che rende i loro ruoli invertiti e stereotipati ancora più spiritosi. Le abili interpretazioni di Striesow, Shvedoff e Chachanidze aggiungono ulteriore pepe ai dialoghi spassosi e agli eventi assurdi che costituiscono il nucleo del film. Nonostante un finale che potrebbe sembrare aver ristabilito la giustizia nell'universo, sempre secondo le regole del genere, la semplice trama di Roxy dai significati avvolgenti scuote il pensiero convenzionale ed evoca riferimenti culturali e politici alla realtà europea di oggi, ben oltre la più ovvia narrazione del “piccolo uomo”.

Roxy è prodotto dalla tedesca East End Film e coprodotto dalla cipriota Pygmalion Film Production e dalla belga Umedia. Le vendite mondiali sono gestite da Atlas International Film.

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(Tradotto dall'inglese da Rachele Manna)

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