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BLACK NIGHTS 2022 Concorso Opere prime

Recensione: Upon Entry

di 

- I cineasti Alejandro Rojas e Juan Sebastián Vásquez presentano un'interessante opera prima tra dramma e commedia nera

Recensione: Upon Entry
Alberto Ammann e Bruna Cusí in Upon Entry

Ti armi di coraggio e parti. Decidi di iniziare una nuova vita, tentare la fortuna in un altro posto, lontano da quella che era la tua casa. Trascini le tue paure, i tuoi dubbi, le tue illusioni, le tue speranze, i tuoi sacrifici, le tue rinunce. Non sai come andrà a finire, cosa ti aspetterà, se forse un giorno dirai che è stato un successo o un errore, ma hai preso quella decisione. Sei già lì, in procinto di imbarcarti per un altro paese, ti immagini lì, su quel nuovo orizzonte, e all'improvviso, tutto va storto, tutta la tua vita dipende dalla decisione di qualcun altro, da un pezzo di carta, dall'autorità di turno che deve decidere se puoi raggiungere la tua destinazione oppure no.

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Questa è la storia che cerca di raccontare Upon Entry [+leggi anche:
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intervista: Alejandro Rojas e Juan Seb…
scheda film
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, opera prima dei registi venezuelani Alejandro Rojas e Juan Sebastián Vásquez, con protagonisti Bruna Cusí e Alberto Ammann, presentata alla 26ma edizione del Festival Black Nights di Tallin, nell'ambito del concorso opere prime, dove ha vinto il Premio FIPRESCI. Basato sulle esperienze personali di emigranti dei registi (entrambi nati a Caracas e decisi a rifarsi una vita all'estero), il film racconta la storia di Diego ed Elena, una coppia che, dopo aver vissuto insieme per qualche tempo a Barcellona (lei è di lì, lui venezuelano), decidono di trasferirsi negli Stati Uniti. Tuttavia, i loro piani per cambiare vita lontano dai loro luoghi di origine si scontrano con la determinazione delle autorità. Entrando nell'area immigrazione dell'aeroporto di New York, subiranno un intero processo di ispezione (compreso l'interrogatorio psicologico), da cui dipenderà il corso della loro vita.

Anche se in un primo momento sembra che il film vada per luoghi comuni e cliché, i registi riescono ad andare oltre e a dare alla loro proposta una buona direzione. In questo caso (e come spesso accade), il suo successo sembra basarsi sulla semplicità, sia nella forma che nella sostanza. Si capisce che i cineasti raccontano qualcosa che conoscono e hanno vissuto, e che vogliono raccontarlo nel modo migliore affinché la storia rimanga in primo piano, in modo sobrio, senza inutili artifici. C'è meticolosità nei dettagli, i personaggi e le situazioni sono credibili, riescono a trasmettere il mondo emotivo di quella coppia protagonista a quel bivio, la paura, lo smarrimento, l'incertezza, l'impotenza, la sofferenza.

Upon Entry parla della paura dell'altro, del razzismo, dell'abuso di potere, dell’insensatezza e della cattiveria di una certa burocrazia (e con essa della capacità dell'essere umano di essere profondamente imbecille), della vulnerabilità di fronte a queste situazioni. Tuttavia, lungi dal crogiolarsi nel dramma (anche se lo è), il film riesce ad avere un certo umorismo che si basa sul riflesso di quella realtà. Con questo, uno dei suoi grandi pregi sta nella gestione del tono e del ritmo, nella capacità di saper portare il film al suo culmine, di far diventare, velatamente, comiche certe situazioni, così assurde ed esasperanti.

Come piccolo scivolone, verso la fine, il film sembra sconfinare in quei luoghi comuni da cui era riuscito a tenersi alla larga, con un esito fin troppo scontato e marcato. Nonostante ciò, Upon Entry riesce a essere un film piacevole, ad essere verosimile e a farci dimenticare per un po' (il tempo della sua durata) che stiamo guardando un film di finzione.

Upon Entry è una coproduzione delle compagnie spagnole Zabriskie Films, Basque Films e Sygnatia.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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