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BLACK NIGHTS 2022 Critics’ Picks

Recensione: Suna

di 

- Il delicato dramma di Çiğdem Sezgin con la cantante turca Nurcan Eren si addentra nel solitario mondo interiore di una donna spiritualmente indipendente che si scontra con l'incrollabile patriarcato

Recensione: Suna
Nurcan Eren in Suna

I matrimoni combinati sono accordi commerciali sottilmente velati, per cui le carte sono messe in tavola fin dall'inizio, e questo è anche ciò che accade all'inizio di Suna [+leggi anche:
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scheda film
]
, di Çiğdem Sezgin, proiettato nella sezione Critics' Picks del Black Nights di Tallin. Nella scena iniziale di questo film malinconico, Suna (Nurcan Eren), cinquantenne dalla bellezza delicata, dichiara apertamente al suo anziano futuro marito (Tarık Papuççuoğlu) che ama la sua libertà e il suo spazio personale, e che durante il loro eventuale matrimonio avrà bisogno di stare da sola ogni volta che ne avrà voglia. Lui le promette di non controllarla ma, in seguito, le cose non andranno in questo modo. La colpa è solo sua o potrebbe anche essere dell'atmosfera generale di insularità della Turchia di provincia, che non permette versioni variegate delle relazioni uomo-donna? Qualunque sia la risposta, la critica sociale non sembra essere l’obiettivo del film. L'ambiente soffocante e tradizionale è solo lo sfondo su cui lo spettatore vede i malinconici sogni a occhi aperti di Suna, il fumo contemplativo, i vagabondaggi, i postumi di una sbornia, l'eccitazione e la disperazione, che dipingono tutti un'immagine del suo personaggio e costituiscono la trama del film. La narrazione è solo lo scheletro di questo ritratto sfaccettato di una donna che sembra determinata a difendere la propria libertà a ogni costo, persino la propria sopravvivenza fisica.

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Non ci viene rivelato molto su Suna, oltre al fatto che ha vissuto in Germania con un uomo che si è rivelato essere un bugiardo, ha lavorato come donna delle pulizie e come comparsa in produzioni cinematografiche, e non possiede altro che una valigia contenente vestiti. Questa situazione l'ha costretta a optare per il matrimonio combinato, nonostante la sua età. Queste pennellate parziali nella sua biografia aggiungono dettagli alla sua natura ribelle, supportata visivamente dalla sua giacca di pelle, che è una spina nel fianco del suo nuovo marito, poiché simboleggia silenziosamente la sua riluttanza a obbedire – quindi, lui la costringe a indossare il cappotto della moglie defunta. Annoiata dalla banalità della vita quotidiana con questo uomo dalla mentalità ristretta che la tratta come un animale, e disgustata dall'obbligo ufficialmente sancito di soddisfare i suoi bisogni fisici, sia culinari che sessuali, si abbandona a rischiosi momenti di baldoria nel tentativo di superare la depressione. L'unico raggio di luce nelle sue giornate solitarie è rappresentato dagli sporadici incontri con un critico cinematografico di Istanbul (Fırat Tanış), che spesso si rifugia in una casa nello stesso villaggio per fuggire dalla vita di città. Suna si sente, allo stesso tempo, rivitalizzata e rattristata dalla sua compagnia, poiché incarna la relazione intima che tanto desidera ma che non può avere.

Dopo il suo precedente lungometraggio, Kasap Havasi (2015), che trattava ugualmente il tema del fidanzamento combinato, Çiğdem Sezgin esplora ancora una volta la pressione delle norme sociali prestabilite che gravano sulla vita privata di una persona, ritraendo un personaggio femminile che si trova a dover scegliere tra la sopravvivenza e la conservazione della sua integrità personale. L’interpretazione a tutto tondo di Nurcan Eren, che esprime un caleidoscopio di emozioni attraverso i suoi sguardi e i suoi sospiri, è completata dal lavoro di ripresa di Ersan Çapan, che cattura magistralmente questo stato per antonomasia di hüzün (la parola turca per "malinconia") nei movimenti angosciati del corpo dell'attrice o nella natura stessa. L'essenza poetica del film, rafforzata da sequenze della perfetta durata, nei momenti giusti, ci coinvolge e ci facilita l’identificazione con l'eroina, il cui desiderio di condividere un legame umano in un mondo soffocato dalla praticità è contagioso.

Suna è prodotto dalla turca Kule Film e coprodotto dalla spagnola Tarannà Films e dalla bulgara Baky Films.

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(Tradotto dall'inglese da Rachele Manna)

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