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SUNDANCE 2023 Concorso World Cinema Dramatic

Recensione: Slow

di 

- Marija Kavtaradze coreografa ed esplora con estrema delicatezza sensoriale il sentimento amoroso nell'ambito di uno straordinario caso di asessualità

Recensione: Slow
Greta Grinevičiūtė e Kęstutis Cicėnas in Slow

"Ti piaccio? - Sì - Come fai a saperlo? - Lo so e basta. Ma non cambierò - Nemmeno io". Cosa può esserci di più atemporale, classico e inevitabilmente empatico del tema dell'amore, che è già stato esplorato all'infinito nel cinema? È questo tema universale che l'originalissima Marija Kavtaradze (notata a Toronto nel 2018 grazie al suo primo lungometraggio, Summer Survivors) affronta con Slow [+leggi anche:
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intervista: Marija Kavtaradze
scheda film
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, presentato al Festival di Sundance nel concorso World Cinema Dramatic. Ma la singolarità della giovane cineasta lituana, dotata di una finissima sensibilità, si esprime in modo doppiamente inaspettato: in primo luogo perché uno dei due protagonisti del suo saggio filmico romantico è asessuale, e in secondo luogo perché non fa di questo il tema principale della sua trama, preferendo ruotare attorno a questo perno narrativo per meglio setacciare una vasta gamma di sensazioni e sentimenti sottili.

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"Trovate un posto per voi stessi e provate a rimanere in quel momento". Elena (Greta Grinevičiūtė) è una ballerina con una vita emotiva e sessuale molto libera ("Non capisco quasi come le persone possano deliberatamente desiderare una relazione seria") quando incontra Dovydas (Kęstutis Cicėnas), un interprete del linguaggio dei segni, che è venuto ad assisterla per una lezione che lei sta tenendo per un gruppo di sordi. Tra i due, la connessione e la comunicazione sono istantanee e molto naturali ("Avevo questa strana sensazione di conoscerlo da sempre"), mentre vagano per le strade della città. Ma quando Elena vuole passare all’azione, Dovydas le rivela il suo segreto ("Non sono attratto da nessuno sessualmente, non lo sono mai stato. Mi piaci, per questo te lo dico"). I due si innamorano lo stesso l'uno dell'altra e iniziano a vivere insieme come coppia, ovviamente non senza esitazioni e interrogativi...

Ci si può amare senza sesso? Slow fluttua pianissimo (attraversando diverse stagioni) attorno al suo motivo melodico sentimentale. Perché si tratta soprattutto di corpi, tenerezza, sensazioni, sguardi, sincerità e scambi. Un intreccio di microvariazioni intime che scavano progressivamente nel cuore della trama (scritta dalla regista) che riecheggia nelle prove di ballo di Elena ("E’ bello essere così vicini senza scontrarsi - Proviamo a cambiare il tempo"). E un film che naturalmente deve molto anche ai suoi due interpreti principali e alla delicata fotografia di Laurynas Bareiša.

Con questo secondo lungometraggio, Marija Kavtaradze conferma dunque le promesse di Summer Survivors e riesce a imporre la sua personalità di cineasta su un tema molto ordinario (l'amore, la purezza dei sentimenti, una forma di spiritualità) sotto la sua apparente straordinarietà (l'asessualità). Il tutto in uno stile sensoriale, nutrito da un ottimo senso del dialogo e che non teme le difficoltà, in particolare quella di assumere un ritmo che, come indica il titolo del film, è molto lento.

Prodotto dalla società lituana M-Films e coprodotto dalla società spagnola Frida Films e le società svedesi Garagefilm International e Film Stockholm, Slow è venduto nel mondo da Totem Films.

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(Tradotto dal francese)

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