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SLAMDANCE 2023

Recensione: Where the Road Leads

di 

- Il primo lungometraggio di Nina Ognjanović è un neo-western sicuro ed elegante girato con un budget ridotto e ambientato in un luogo dove il tempo si è fermato

Recensione: Where the Road Leads
Jana Bjelica in Where the Road Leads

Quando si parla di western come genere, sia nella sua incarnazione classica che in quella "neo", non si tratta tanto di una macro-ubicazione quanto di una micro-ubicazione. Un film non deve essere necessariamente ambientato nel West americano per essere un western, ma deve rispettare i tropi del genere, anche se è ambientato, ad esempio, in una zona molto rurale della Serbia sudorientale in un periodo imprecisato tra gli anni '80 e il 2020. A questo proposito, l'anteprima di Where the Road Leads [+leggi anche:
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allo Slamdance dovrebbe servire a confermare che l'esordiente Nina Ognjanović ha fatto perlopiù le cose per bene con la sua opera di diploma dal budget modesto, ma piuttosto sorprendente.

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Sta sorgendo l'alba e Jana (Jana Bjelica, già vista in The Living Man [+leggi anche:
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di Oleg Novković) corre su e giù per sentieri polverosi in un paesaggio collinare. Arriva a casa, ascolta una conversazione che sembra criptica, segno che potrebbe rivelarsi importante, e prende la sua borsa, e non cambia il suo  abito bianco. In un'altra casa del villaggio, che funge da taverna improvvisata, la locandiera Ruža (Branislava Stefanović) e il suo scorbutico marito (il leggendario Svetozar Cvetković) hanno problemi a servire i fratelli Petar (Ninoslav Ćulum) e Pavle (Vladimir Maksimović), già ubriachi, così mandano il loro nipote preadolescente Mirko (Demijan Kostić, adorabile) a chiamare il poliziotto locale Đura (Igor Filipović), che è appena andato a farsi la barba e a fare il pieno di pettegolezzi a casa del barbiere. A servirlo, però, è il giovane e insicuro figlio del barbiere (Pavle Čemerikić, noto per Stitches [+leggi anche:
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).

Il fatto è che Petar e Pavle minacciano di uccidere il nuovo arrivato il giorno prima, che parla a vanvera come hanno fatto tutti i precedenti nuovi arrivati, e gli abitanti del villaggio non credono molto alle loro minacce. L'unica a essere veramente spaventata è Jana, e per una buona ragione: l'uomo in questione (interpretato da Zlatan Vidović, molto attivo sul grande e sul piccolo schermo negli ultimi tempi) potrebbe essere il suo biglietto d'uscita dalla disperazione per aver trascorso tutta la vita in un villaggio isolato. A metà film, tuttavia, il regista sorprende il pubblico con un flashback al giorno precedente per spiegare il titolo (una nuova autostrada è in costruzione nelle vicinanze), il passato dello straniero che è arrivato al villaggio, i suoi legami attraverso la prozia Rajka (Eva Ras) e la natura del potenziale conflitto.

Questo tipo di struttura a salti temporali si rivela una mossa intelligente, poiché Ognjanović usa la prima metà per stabilire la natura di questo luogo in cui il tempo sembra essersi fermato, e dei suoi abitanti, attraverso una serie di dettagli piacevolmente minimizzati (complimenti a Neva Joksimović per la scenografia e a Martina Malobović per i costumi), e la seconda metà per spiegare il mistero dei due mondi che si scontrano. Utilizzando le location del reale remoto villaggio di Topli Do, riponendo una grande fiducia nei suoi attori, infondendo tensione attraverso la colonna sonora di Ana Krstajić e dando istruzioni al montatore Rastko Ubović di mantenere il ritmo e la durata di 80 minuti scarsi, Ognjanović riesce a raccontare questa storia senza tempo con eleganza. Il risultato finale è un esordio sorprendente,  fatto con stile e sicurezza, che indovina tutte le figure retoriche del western e del noir ambientato nei boschi.

Where the Road Leads è una produzione serba di Pointless Films, coprodotto dalla Facoltà di arti drammatiche e radiotelevisione di Belgrado.

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(Tradotto dall'inglese)

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