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SOLETTA 2023

Recensione: I Giacometti

di 

- Susanna Fanzun si lancia in un’impresa che potremmo definire titanica: raccontare la storia della straordinaria famiglia Giacometti

Recensione: I Giacometti

Sebbene Alberto Giacometti, scultore, pittore ed incisore svizzero originario della misteriosa Val Bregaglia sia considerato come uno degli artisti maggiori del ventesimo secolo, forse non tutti sanno che in famiglia non era certamente il solo a possedere il genio artistico. Il padre Giovanni così come il fratello Diego e la sorella Ottilia (sebbene limitata dai forti stereotipi di genere che soffocavano le donne della sua generazione) non hanno infatti mai immaginato dedicarsi ad altre attività al di fuori di quelle artistiche e creative. Un bisogno istintivo, quasi vitale, non certo comune in un villaggio rinchiuso fra le montagne come quello di Borgonovo di Stampa nel canton Grigioni. È proprio quest’odissea famigliare, lo straordinario destino di una dinastia d’artisti, che la regista svizzera di lingua romancia Susanna Fanzun ha voluto raccontare in I Giacometti, in concorso per il Prix du Public delle Giornate di Soletta.

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Strutturato in modo abbastanza classico, il documentario di Susanna Fanzun parte dalla storia personale di Giovanni Giacometti e dal suo legame viscerale con l’ostile e allo stesso tempo misteriosa Val Bregaglia focalizzandosi poi in modo progressivo sul vissuto dei suoi quattro figli ed in particolare su quello di Alberto.

La domanda che sembra porsi la regista è quella di sapere in che modo il luogo in cui sono nati, apparentemente molto lontano dalla frenesia artistica di Parigi, ha plasmato i Giacometti fino a trasformarli (ognuno in modo diverso) in artisti di fama internazionale. Sebbene il legame fra il padre Giovanni e la Bregaglia, catturata in modo straordinario grazie alla fotografia di Pierre Mennel, sembri imprescindibile, un bisogno profondo di nutrirsi degli spettacoli che la natura gli offre (e che ha dipinto prima di lui Giovanni Segantini), quello che unisce Alberto e la sua valle sembra più difficile da definire. L’impressione è che ciò che l’attrae come una calamita non sia tanto il luogo quanto le persone a lui care che lo abitano, in particolare sua mamma Annetta, sorta di confidente e unica donna che sembra rispettare veramente (insieme alla sorella Ottilia). Come sottolineato nel film, senza la libertà e l’indipendenza che i genitori gli hanno sempre concesso, Alberto non sarebbe probabilmente mai riuscito a raggiungere il successo che ha raggiunto e a vivere una vita davvero autentica.

Sebbene il film ritracci in modo fedele e ricco di dettagli la vita dei Giacometti, la struttura lineare che lo contraddistingue lo rende a volte un po' troppo statico. Le magnifiche immagini della Val Bregaglia si perdono a tratti in una narrazione che avrebbe potuto diventare più sperimentale. Il film solleva argomenti che avremmo incredibilmente voglia di approfondire ma che purtroppo restano allo stato embrionale: il ruolo delle donne nella famiglia, le differenze di trattamento (soprattutto per quanto riguarda l’educazione) fra la sorella Ottilia e i suoi fratelli, ma anche il rapporto fra Diego ed Alberto o fra quest’ultimo e le donne che hanno incrociato la sua strada, la moglie in primis. In questo senso il film avrebbe magari guadagnato in profondità se avesse deciso di avvalendosi della forma seriale. Quello che è certo, e che trapela in modo chiaro dal film, è che quella dei Giacometti è stata davvero una famiglia fuori dal comune.

I Giacometti è prodotto da Dschoint Ventschr Filmproduktion insieme a Pisoc Pictures, con la SRF e la RTR.

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