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SUNDANCE 2023 Midnight

Recensione: Polite Society

di 

- Le donne passano dal prendersi il tè al prendersi a calci in faccia nell'insolito film di Nida Manzoor, che perde forza nel suo atto finale

Recensione: Polite Society
Priya Kansara in Polite Society

È difficile dire in quale punto esatto il folle film di Nida Manzoor, e suo lungometraggio d’esordio, proiettato nella sezione Midnight del Sundance, passi dall’essere eccitante al noioso, ma questa svolta indesiderata avviene. Ed è un peccato perché Polite Society [+leggi anche:
trailer
intervista: Nida Manzoor
scheda film
]
comincia in modo piuttosto dinamico, con una simpatica studentessa che dichiara "Io sono la furia" e poi comincia a sferrare colpi con ancora indosso la sua uniforme.

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Ma c'è una ragione per tutto ciò: Ria (Priya Kansara, tanto calata nel ruolo da sembrare quasi posseduta) potrà non essere la più grande o la più forte, ma vuole fare la stuntwoman. Continua a scrivere a Eunice Huthart (una vera leggenda nel settore, è stata spesso la controfigura di Angelina Jolie) a riguardo, finora senza alcun risultato. La sua famiglia anglo-pakistana fa del suo meglio per ignorare questo desiderio, soprattutto perché c’è già sua sorella maggiore (Ritu Arya) che sta attraversando una crisi dopo aver fallito come studentessa d'arte. Ma Ria non ha assolutamente intenzione di diventare un altro "dottore puzzolente", e quando un uomo entra in scena, è pronta a combattere.

Ci sarebbe la tentazione di descrivere il tutto come un "Tarantino per ragazze" o un gradevole omaggio ai film di arti marziali, ma Polite Society si mostra un po' indeciso sulla sua destinazione finale – proprio come quella sorella maggiore, accusata da Ria di fare la Jane Austen e di rinunciare ai propri sogni per "sposare un ricco e idiota Mr. Darcy". Probabilmente è troppo violento per un pubblico più giovane, ma anche troppo sciocco per un pubblico di adulti inclini alla follia. Almeno, il film ha energia da vendere e così tante riprese al rallentatore che è difficile non iniziare a muoversi in quel modo nella vita reale.

È interessante notare che ci sono solo combattimenti tra donne nel film. Queste sono scene coreografate molto bene e senza errori; sono virtuose. Ma la storia di un'adolescente che si rifiuta di lasciar andare qualcuno che ama, o forse semplicemente ha paura del cambiamento, si trasforma – mi dispiace – in una storia piuttosto stupida, con una rivelazione così inconsistente che nemmeno un villain di Bond sarebbe in grado di reclamare, a meno che non sia disperato.

È una mossa rischiosa che viene fuori dal nulla e non è soddisfacente, soprattutto perché c'erano già abbastanza drammi – e una rapina in una sauna – da affrontare. Ma anche se ci sono troppe idee e qualche risata prevedibile – è risaputo che basta un accenno al ciclo, o al "flusso abbondante", e anche i ragazzi più invadenti battono la ritirata – Manzoor dimostra comunque di essere una regista dotata che non ha paura dell'azione e della stupidità. Inoltre, offre la migliore scena di tortura con la ceretta dai tempi di 40 anni vergine, anche se purtroppo nessuno urla "Kelly Clarkson!" questa volta.

Polite Society è una produzione britannica guidata da Focus Features, Parkville Features e Working Title Films.

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(Tradotto dall'inglese)

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