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FILM / RECENSIONI Italia

Recensione: Profeti

di 

- Il terzo lungometraggio di Alessio Cremonini mette a confronto una “sposa jihadista” con una reporter italiana fatta prigioniera dall’Isis in Siria

Recensione: Profeti
Jasmine Trinca e Isabella Nefar in Profeti

Sono state centinaia negli ultimi anni le donne arabe e occidentali che si sono trasferite in Siria e in Iraq per unirsi allo "Stato Islamico”, dimostrando la grande capacità di persuasione dell’ISIS. Cosa spinga queste donne a unirsi a un gruppo terroristico noto per la sua brutale violenza, il maltrattamento e la riduzione in schiavitù delle donne è ancora oggetto di studio. Anche Alessio Cremonini, il regista del coraggioso e premiatissimo Sulla mia pelle [+leggi anche:
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, si è interrogato con Profeti [+leggi anche:
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, distribuito nelle sale italiane dal 26 gennaio da Lucky Red, sulle motivazioni delle cosiddette "spose jihadiste”, mettendo a confronto due donne. Da una parte c’è Sara, interpretato da Jasmine Trinca, una giornalista italiana che si trova in Siria del Nord per raccontare la guerra e viene fatta prigioniera dagli uomini dell’Isis assieme alla sua scorta. Dall’altra c’è Nur (l’italo-iraniana Isabella Nefar), la moglie di un jihadista che vive in un campo d’addestramento e a cui viene affidata la prigioniera.

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Sara è disincantata, atea, femminista, dura anche se sussulta terrorizzata quando sente le bombe. La sua custode è una foreign fighter radicalizzata a Londra, ora perfettamente devota all’islamismo e al Califfato. Il duello si consuma tra le quattro mura della casa dove è confinata la moglie del miliziano (anche lei inconsapevolmente prigioniera. Ed è chiaro dopo un po’ di tempo che lo scopo è quello di convertire la giovane donna occidentale. C’è qualcosa che ricorda Private [+leggi anche:
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, l’efficace esordio alla regia di Saverio Costanzo nel 2004, di cui non a caso Cremonini aveva co-firmato la sceneggiatura: lì c’era la convivenza forzata in un appartamento tra militari israeliani e una famiglia palestinese, e veniva raccontato non il lato politico della vicenda, ma quello intimo, con la famiglia che si divide tra il messaggio pacifista del padre e la seduzione della violenza. Nel 2013 Cremonini aveva anche diretto Border [+leggi anche:
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, un film low budget sulla guerra civile in Siria, con due sorelle venticinquenni costrette a fuggire verso la Turchia dopo che il marito di una delle due ha disertato l’esercito e si è unito ai ribelli. In Profeti Cremonini riprende in maniera quasi contemplativa un corpo femminile occidentale, che si presume libero, e che si misura con il corrispettivo islamico, costretto ad indossare il niqab per uscire a stendere i panni. Quando sembra che tutto si riduca ad uno scontro tra una non-religione e una grande religione seguita da quasi 2 miliardi di fedeli, veniamo richiamati alla realtà dagli uomini di Daesh che mostrano la loro insensata crudeltà bruciando vivo l’interprete al seguito della reporter.

Eppure Profeti, seppur dotato di una struttura drammaturgica interessante, non ci trascina nella sfida, non ci fa entrare nella dinamica relazionale che intende costruire. E ci è difficile comprendere cosa passa nella testa della laconica giornalista, e soprattutto cosa ha spinto la giovane donna nata ad Aleppo e vissuta a Londra a posizioni estreme e senza compromessi.

Profeti è prodotto da Cinemaundici e Lucky Red con Rai Cinema, in collaborazione con Sky Cinema. True Colours si occupa delle vendite internazionali.

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