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GÖTEBORG 2023

Recensione: Exodus

di 

- Il road movie di Abbe Hassan su un viaggio tortuoso attraverso la luce e l'oscurità ruota attorno a una rifugiata forte e al suo debole contrabbandiere

Recensione: Exodus
Jwan Alqatami e Ashraf Barhom in Exodus

Le origini del primo lungometraggio di Abbe Hassan, Exodus [+leggi anche:
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, presentato al Concorso Nordico del Festival di Göteborg del 2023, si trovano nel suo cortometraggio Gold del 2018. Nel cortometraggio, vincitore del primo premio della sezione TIFF Kids del Festival di Toronto, una bambina vive la sua vita quotidiana in un rifugio antiatomico ad Aleppo, nel bel mezzo della guerra civile siriana. Si può chiamare infanzia anche in un momento e in un luogo come questo? È quello che la storia sembra chiedere, rispondendo con una rassicurante affermazione. Gold è una gemma poetica di alta caratura, che mostra i bambini come la parte più forte e persistente dell'umanità.

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Quattro anni dopo, Hassan ci consegna quella che potrebbe essere la parte principale della storia, forse con lo stesso personaggio principale ( se non altro condividono lo stesso nome). Incontriamo Amal per la prima volta in un porto turco, mentre esce da un container pieno di merce di origine siriana con destinazione finale la Svezia. L'anno è il 2015, l'Unione Europea ha chiuso le frontiere e la Turchia è diventata un centro di contrabbando che trae grandi e spietati profitti da questi rifugiati bisognosi (oltre un milione all'epoca). Uno dei rifugiati è Amal, dodicenne e sicuramente in necessità di protezione, essendo stata separata dalla sua famiglia durante il viaggio. Uno dei contrabbandieri è Sam. In un momento di forza, lei si aggrappa a lui, che preso da un momento di debolezza, la prende sotto la sua ala. Inizia così l'esodo (Exodus) del titolo di una strana coppia che ha davanti a sé un percorso lungo e tortuoso.

Molto più prosaico e pragmatico del suo "prologo" introspettivo, Exodus è uno sforzo diretto, senza fronzoli e a volte piuttosto allegro. A volte si nota una certa parentela con un altro duo in cui un dodicenne incontra un criminale, quello di Leon di Luc Besson; in effetti, Ashraf Barhom sembra a volte un po' il cugino minore di Jean Reno, mentre l'esordiente Jwan Algatami si inserisce rapidamente in quella categoria di bambini (e animali) che rubano la scena e con cui è così pericoloso lavorare. Per fortuna, la chimica tra i due attori funziona a meraviglia e, man mano che il road movie di Amal e Sam procede, assistiamo a una serie di incidenti di vario genere. Una scena memorabile si svolge all'interno dell'aeroporto abbandonato di Ellinikon, fuori Atene, che all'epoca della storia era un vero e proprio campo profughi, dove la nostra coppia si presenta giusto in tempo per una festa di matrimonio e dove Sam può mettere in mostra le sue doti di pianista.

Anche i rifugiati condividono di tanto in tanto un po' di gioia (che il film mostra in modo eccellente), ma gli altri momenti sono terribili e cupi, e il regista Hassan non si sottrae a quelle tragedie di cui troppo spesso si parla nei telegiornali. Quando ci separiamo da Amal in un momento particolarmente critico e ambiguo, viene di nuovo in mente la questione dell'abbandono dei bambini, solo che questa volta è molto più pragmatica che poetica.

Exodus è una produzione svedese di B-Reel Films e Green Olive Films.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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