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IFFR 2023 Concorso Tiger

Recensione: three sparks

di 

- Nel suo ultimo lavoro, Naomi Uman crea inizialmente un peculiare "libro di immagini in movimento" seguito da sequenze osservative molto meno potenti

Recensione: three sparks

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di Naomi Uman, artista visiva messicana con base a New York, è uno dei titoli che partecipano al Concorso Tiger del Festival di Rotterdam di quest'anno. Si tratta di una curiosità cinematografica difficile da definire, che combina diverse idee originali nella prima parte con scelte registiche decisamente meno efficaci nella seconda.

Anche se three sparks è ufficialmente diviso in tre parti - intitolate Jumping into the Clouds, Free Until Dawn e Xixa - possiamo individuare due principali componenti estetiche che caratterizzano questa opera. Per circa un'ora, Uman suscita deliberatamente la sensazione di sfogliare le pagine di un libro cinematico speciale. Non rinuncia a utilizzare numerosi sottotitoli, spesso accompagnati da traduzioni parallele in lingua albanese, ad aggiungere numeri di pagina e a dividere i capitoli sullo schermo. Il testo è intervallato da riprese in 16 mm in cui il suono dell'ambiente è appena percettibile e la colonna sonora basata sulla musica popolare albanese acquisisce un ruolo di rilievo. In queste riprese c'è poco lavoro da parte della macchina da presa, i colori sono di solito più pallidi e a volte le immagini sono rallentate o ripetute, creando singolari loop simili a fenakistoscopi o GIF. Alcune di queste scene sono chiaramente inscenate, mentre altre sembrano autentiche o, almeno, piuttosto naturali.

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In questa prima parte, ci rendiamo conto che la regista si era inizialmente recata in Albania per realizzare un film sul rapporto tra le persone che vivono in campagna e i loro cani e, dopo la tragica scomparsa del suo amato Kvasol, è tornata indietro perché ha scoperto che il luogo fisico in cui era morto il suo animale domestico era costruito su un mito di base che prevedeva il sacrificio di un essere amato. In qualche modo, questa scoperta ha spinto Uman a tornare in Albania per completare il suo lavoro. In questa prima parte, la regista non nasconde le sue idee personali o la sua creatività, anche se il film è principalmente informativo e resiste all'esame antropologico. In particolare, apprendiamo che gli abitanti dei villaggi dell'Albania settentrionale seguono ancora le regole stabilite dal Kanun, un insieme arcaico di leggi consuetudinarie basate sui principi dell'onore che regolano la vita familiare, le norme di genere e i comportamenti socialmente accettabili. Ad esempio, le donne che non desiderano sposarsi possono vivere come uomini, ereditare proprietà, fumare e bere, e le coppie sterili possono adottare il figlio di uno dei loro parenti e crescerlo come se fosse loro.

Nel complesso, questa scelta del "libro cinematico" è affascinante, anche se può diventare sempre più difficile da seguire con il passare del tempo. Inoltre, crea una certa distanza dai soggetti, che sembrano tutti parte delle "illustrazioni" del libro.

Dopo un'ora, Uman trasforma il suo lavoro in un documentario d'osservazione e inizia a riprendere i suoi soggetti e Rabdisht (il villaggio in cui ha vissuto e che ha documentato con la sua macchina da presa) da una distanza più ravvicinata e attraverso l'obiettivo di una macchina da presa digitale moderna. Questo cambiamento si rivela alla fine troppo improvviso e forzato. La maggior parte delle inquadrature ritraggono i soggetti impegnati in attività banali o che interagiscono con lei o con la sua macchina, ma tutte appaiono un po' troppo "estemporanee", portando three sparks in un vicolo cieco.

three sparks è una produzione Messicana e Albanese di Naomi Uman. Kino Rebelde ne gestisce le vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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