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IFFR 2023 Cinema Regained

Recensione: Pero

di 

- Nel suo omaggio alla defunta leggenda della recitazione slovena Peter Musevski, Damjan Kozole crea un ritratto coinvolgente e toccante che parla di molte cose oltre che del suo protagonista

Recensione: Pero

Nell'inverno 2019/20, l'acclamato regista sloveno Damjan Kozole e uno degli attori più noti del Paese, Peter Musevski, hanno iniziato a lavorare a una sceneggiatura sulla vita e sui ruoli di quest'ultimo, immaginata come un ibrido di vari generi e forme. Questo sarebbe stato il loro nono film insieme. Quando Musevski si tolse la vita nel marzo 2020, Kozole continuò a realizzare il film. Pur essendo ovviamente diverso dall'idea originale, il film mantiene la struttura di base, si chiama Pero (un nomignolo affettuoso per Peter) ed è stato appena presentato in anteprima mondiale nella sezione Harbour dell'IFFR.

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Il film è diviso in quattro segmenti distinti e inizia con un laboratorio di psicodramma con il regista Tomi Janežič e un gruppo di attori con cui Musevski ha lavorato nel corso della sua carriera, composta da 55 titoli. Alcuni di loro saranno noti anche al pubblico internazionale, come Primož Pirnat e Nina Ivanišin, che hanno recitato accanto a Musevski in Slovenian Girl [+leggi anche:
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di Kozole, o Nina Rakovec e Jure Henigman, divenuti delle star dopo il successo di A Trip [+leggi anche:
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intervista: Nejc Gazvoda
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di Nejc Gazvoda.

La prima parte rivela l'amore e il rispetto che i suoi colleghi avevano per lui, ma affronta anche questioni importanti legate alla salute mentale. Non era un segreto, almeno tra gli amici dell'attore, che egli lottasse con la depressione, cosa che lo ha portato a togliersi la vita gettandosi da un balcone. Nella scena più toccante del film, una delle attrici "interpreta Pero" e sale sulle scale, facendo oscillare il suo corpo oltre la ringhiera per stare precariamente sul bordo. Mentre gli altri si radunano intorno a lei, o si posizionano sotto di lei per "prendere Pero", le campane di una chiesa vicina iniziano a suonare. Sembra che sia mezzogiorno.

Il secondo capitolo, romanzato, era presente anche nella sceneggiatura originale ed è realmente accaduto. Rivela che Musevski credeva che ogni parte da lui interpretata al cinema gli fosse poi capitata nella vita reale, così quando la giovane regista Tina Ščavničar si avvicina a "lui", impersonato da Pirnat, per interpretare un serial killer, pare molto combattuto. Pirnat fa un lavoro eccellente, trasformandosi davvero nel suo collega scomparso.

La terza parte è la più convenzionale e ripercorre i ruoli di Musevski attraverso alcuni estratti, ma li contestualizza per mostrarci il personaggio per cui era più conosciuto: una figura paterna imperfetta, bonaria e umile, ma con molte insicurezze e problemi complessi e profondi. Sembra che Musevski stesso fosse molto simile a lui.

Infine, nell'ultimo segmento, Kozole fa una cronaca del mese in cui Musevski morì e il COVID-19 paralizzò il pianeta. Con una voce fuori campo cupa, il regista racconta le sue esperienze e i suoi sentimenti durante quei giorni terribili, con inquadrature delle strade vuote di Lubiana e delle proteste antigovernative, ma la sua mente continua a ritornare all'amico che è stato cremato a Zagabria il giorno dopo che la città è stata colpita dal più grande terremoto degli ultimi 140 anni. La sensazione trasmessa è davvero apocalittica.

Tuttavia, il film non si conclude con una nota deprimente ma con il video del cellulare di Musevski stesso, che ritrae il cane e la moglie mentre si divertono in riva a un lago. Una dedica calorosa allo spirito dell'uomo.

In superficie, Pero può sembrare un film locale, ma racconta una storia molto più ampia che riguarda la salute mentale, l'industria cinematografica e l'arte del cinema, nonché la natura delle relazioni, le speranze, le paure e le aspettative. È un film ben fatto, con un'intensa ampiezza di toni che Kozole riesce a tenere sotto controllo per un'esperienza visiva coinvolgente.

Pero è una produzione di Vertigo Ljubljana, che ne gestisce anche le vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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