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BERLINALE 2023 Panorama

Recensione: La Bête dans la jungle

di 

- BERLINALE 2023: Attorno a due personaggi ancorati da più di 20 anni in un nightclub, Patric Chiha adatta liberamente Henry James con un'ambizione immensa, strana e appassionante

Recensione: La Bête dans la jungle
Tom Mercier e Anaïs Demoustier in La Bête dans la jungle

"Con lui, è come uscire dalla vita di tutti i giorni - Per andare dove? - Non lo so. In un'area sconosciuta". Come la protagonista del suo nuovo film La Bête dans la jungle [+leggi anche:
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intervista: Patric Chiha
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, presentato al Panorama della 73ma Berlinale, il cineasta austriaco Patric Chiha è attratto da esperienze piuttosto radicali, dove l'estrema focalizzazione apre nuove dimensioni percettive in una sorta di atemporalità che esalta l'intensità - come aveva egregiamente dimostrato, nella stessa selezione del festival tedesco nel 2020, il suo documentario Si c’était de l’amour [+leggi anche:
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. Anche qui si parla di danza, ma questa volta in finzione, poiché l'intera trama di La Bête dans la jungle, libero adattamento di un racconto di Henry James, si svolge nel cuore di un locale notturno parigino ("siete usciti, che strana idea! È qui che succede tutto") per un grande viaggio esistenzialista che è allo stesso tempo romantico, euforico, malinconico e melodrammatico, dal 1979 al 2004. Insomma, un film piuttosto concettuale sulla carta, un fuga romantica dalla vita, ma che è vigorosamente incarnato dal brillante duo di interpreti: Anaïs Demoustier e Tom Mercier.

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"Ogni volta che era vicina a John, sentiva aprirsi un orizzonte che non riusciva né a capire né a nominare". May ha quasi 25 anni quando ritrova per caso John, che aveva conosciuto dieci anni prima nelle Landes, a un ballo tradizionale. Lì, lui le aveva confidato il suo segreto: "Sin da bambino so di essere stato scelto per qualcosa di eccezionale e questa cosa straordinaria prima o poi dovrà capitarmi. E tutta la mia vita sarà stravolta". May ha degli amici (Sophie Demeyer, Bachir Tlili), un amante (Pierre Vischer, che diventerà suo marito), si gode la vita al massimo e balla. John è immobile, timido, in osservazione: non balla mai, come se fosse estraneo alla vita in questo luogo paradossalmente fuori dal tempo ma così energico. Aspetta, senza sapere cosa, ma nell'assoluta certezza di dover aspettare. Irresistibilmente attratti l'uno dall'altra, pur mantenendosi a una distanza sempre più minima dall'intimità fisica, i due personaggi si ritroveranno lì, per anni, quasi ogni sabato, per una strana e misteriosa avventura dove l'amore e l'astrazione dell'amore si confondono in una ricerca sospesa del senso della loro semplice umanità. Il tutto sotto lo sguardo analitico della buttafuori del nightclub (Béatrice Dalle) e del suo complice il signor Pipi (Pedro Cabanas), mentre attraversiamo le epoche e le loro diverse atmosfere (anniversari, arrivo della sinistra al potere nel 1981, festeggiamenti di Capodanno, epidemia di AIDS, caduta del muro di Berlino, 11 settembre 2001).

Questo è solo un riassunto superficiale di un film estremamente ambizioso, ricchissimo sotto molti aspetti (visivo, musicale, filosofico). Scavando in profondità il contrasto tra il fervore (in tutte le sue forme) della pista da ballo e l'aspirazione a essere qualcosa di più di ciò che offre la vita quotidiana umana, La Bête dans la jungle propone una partitura audace flirtando deliberatamente con l'artificialità, ma il film decolla nel suo ultimo terzo, centrando il suo obiettivo man mano che i sentimenti vengono messi a nudo e il velo viene finalmente sollevato sull'intero mistero che ne è alla base.

Prodotto dalla società parigina Aurora Films, e coprodotto dai belgi di Frakas Productions e gli austriaci di WILDart Film, La Bête dans la jungle è venduto nel mondo da Les Films du Losange.

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(Tradotto dal francese)

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