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BERLINALE 2023 Concorso

Recensione: Totem - Il mio sole

di 

- BERLINALE 2023: Lila Avilés tesse una trama delicata, penetrante e ultra sensibile immergendosi nel cuore della natura umana incarnata da una casa, una famiglia e una giornata

Recensione: Totem - Il mio sole
Naíma Sentíes in Totem - Il mio sole

"I cicli ritornano a un certo punto, ma non sempre allo stesso punto. È una spirale ascendente che attraversa diversi punti anche se sembra tornare allo stesso punto". Non fraintendete, Totem - Il mio sole [+leggi anche:
trailer
intervista: Lila Avilés
scheda film
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della messicana Lila Avilés, presentato in concorso alla Berlinale, non è affatto un lavoro intellettuale; al contrario, approfondisce le molte sfumature di una vita familiare incredibilmente ordinaria e universale. Ma queste informazioni sulla percezione del tempo nella Mesoamerica precolombiana, fornite da un'ospite in un giardino illuminato da lanterne cinesi che riunisce, per il suo compleanno, i cari di un giovane uomo molto vicino alla morte, suonano quasi programmatiche per questo film estremamente raffinato che racconta una storia brillante e intima che si svolge in un solo giorno, in un unico luogo.

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"Il mio desiderio è che papà non muoia". Sol (Naíma Sentíes) presta al film il suo punto di vista principale: quello di una bambina di sette anni che si fa domande, osserva di nascosto, sorprende conversazioni, coglie i moti e le oscillazioni intorno a lei, senza sempre capire le preoccupazioni degli adulti, e vive la sua semplice vita da bambina tra l'eccitazione dei preparativi per la festa di compleanno di Tona (Mateo García Elizondo), il padre invisibile rinchiuso nella sua stanza, che cerca di raccogliere le sue poche forze per partecipare all'evento.

C'è tumulto in questa famiglia pilotata dalle zie Nuri (Montserrat Marañon) e Alejandra (Marisol Gasé): le persone cucinano, discutono in bagno, si spostano da una stanza all'altra (e nel giardino con i suoi insetti, l’altalena e la tettoia) sotto l'occhio vigile del nonno di Sol (che si prende cura dei suoi bonsai quando non si irrita parlando tramite l'elettrolaringe), si pulisce e ci si occupa di Sol e della sua cuginetta. Poi compaiono altri personaggi: un'esorcista, uno zio, un'altra zia, cugini adolescenti e la madre di Sol, ognuno dei quali porta il suo tocco personale a questo acquario familiare, a cui va aggiunta la badante di Tona, Cruz (Teresita Sánchez). E nel corso della loro giornata, conosciamo questi personaggi, il loro modo di comunicare, frammenti del loro passato, le urgenze del presente (che trattamento dovrebbe avere Tona e con quali soldi?) e il loro bisogno di vivere pienamente questa festa che è il loro “sole nell’ombra”, e anche il momento chiave del film.

Attraverso questo affascinante continuum spazio-temporale, un puzzle altamente elaborato e sorprendentemente naturalista che mostra un talento raro nel rilevare le più piccole emozioni, Lila Avilés conferma tutto il suo potenziale rivelato già dal suo primo lungometraggio La camarista. Concentrandosi intensamente su un microcosmo (una casa, una famiglia) e uscendo dagli schemi narrativi tradizionali, la regista combina con successo tutta la forza emotiva di un documentario con gli orizzonti più ampi dell'immaginazione umana condensati nella finzione (la natura, l'infanzia, la fine di un mondo). È un film pieno di vita e di anima la cui apparenza modesta è ingannevole, poiché il suo significato è enorme.

Prodotto dalle società messicane Limerencia Films e Laterna, Totem - Il mio sole è coprodotto dai danesi di Paloma Productions e i francesi di Alpha Violet (che guidano le vendite internazionali).

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(Tradotto dal francese)

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