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BERLINALE 2023 Concorso

Recensione: Le Grand Chariot

di 

- BERLINALE 2023: Philippe Garrel riscopre il colore e affina ulteriormente la sua arte sottile, riflessiva e romantica, filtrandola attraverso la dolcezza familiare

Recensione: Le Grand Chariot
Francine Bergé, Louis Garrel e Aurélien Recoing in Le Grand Chariot

"Cosa stai guardando? - Niente - Cosa vedi? - Tutto". È il film di un maestro-miniaturista, costruito sui tanti strati invisibili che compongono la vita di un artista-artigiano e di un uomo, che Philippe Garrel ha presentato in concorso alla Berlinale con Le Grand Chariot [+leggi anche:
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, il 28° lungometraggio in una carriera che ha attraversato epoche diverse senza compromessi, mantenendo intatta l'essenza della sua poetica e l’esigenza della sua missione cinematografica. E, senza voler anticipare il congedo del regista, la sua nuova opera ha il leggero sentore di un ultimo testamento (sebbene del tutto non crepuscolare, visto che il film è a colori, cosa rara nella filmografia di Garrel) o di un passaggio di testimone, se non un vero e proprio omaggio a una particolare stirpe di artisti, perché per la prima volta sullo schermo vengono riuniti i tre figli del maestro (Louis, Esther e Lena) e la storia ruota attorno a un'azienda familiare di burattinai (che era la professione del padre del regista, Maurice Garrel, prima che diventasse attore).

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Detto questo, chiaramente non abbiamo a che fare neanche con un documentario di famiglia –  anche se gli esegeti di Garrel potranno trovarvi una gran quantità di elementi biografici – perché il regista ora vanta una tale padronanza di una narrativa romanzesca fluida, essenziale (piena di classici suoi, come la voce fuori campo e la navigazione tra vari personaggi) che può salire abbastanza in alto da eludere ogni possibile confusione tra la realtà e i suoi personaggi, creando un'opera semplice, lucida, piena di spirito e immaginazione.

"Siamo una famiglia, ma non solo. Siamo una compagnia teatrale come non se ne vedono più". La costellazione suggerita dal titolo del film è composta da quattro stelle e tre satelliti che si raccolgono attorno a Simon (Aurélien Recoing) che dirige la compagnia di burattinai ereditata dal padre. I tre figli di Simon, Louis (Louis Garrel), Martha (Esther Garrel) e Lena (Lena Garrel) vivono e lavorano con lui, così come la loro nonna (Francine Bergé) che condivide i suoi ricordi durante i pasti ("ero di sinistra, quindi, per mia madre, una futura criminale, e ho incontrato un acrobata"). A loro si unisce un amico di Louis, Pieter (Damien Mongin), che sogna solo di realizzare la sua vocazione di pittore e che si innamora perdutamente di Laura (Asma Messaoudene), nonostante sia in attesa di un figlio con Hélène (Matilde Weil). Tutti i tasselli per questi andirivieni sentimentali ed esistenzialisti, tipici dell’universo di Philippe Garrel, sono al loro posto, e la morte rapida e improvvisa del padre e poi della nonna vede rimescolare l'intero mazzo di carte ("come se un continente si staccasse lasciando dietro di sé un'ombra enorme"), con ciascuno dei bambini che ha un'idea diversa di come dovrebbe essere la propria vita...

Senza forzare nulla, evitando scrupolosamente qualsiasi eccesso melodrammatico, Philippe Garrel affronta con delicatezza la moltitudine di temi che gli stanno più a cuore (la vita d'artista, la famiglia, l'amore, l'amicizia, il tempo). Un dipinto perfetto nella sua modestia di superficie che maschera un altro mondo dietro il sipario di chi sa tirare i fili dei burattini della finzione e che conosce tutti i meandri dell'esistenza.

Prodotto da Rectangle Productions e coprodotto da Arte France Cinéma, Tournon Films, e dagli svizzeri di Close Up Films e della RTS, Le Grand Chariot è venduto da Wild Bunch International.

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(Tradotto dal francese)


Photogallery 21/02/2023: Berlinale 2023 - Le grand chariot

16 immagini disponibili. Scorri verso sinistra o destra per vederle tutte.

Philippe Garrel, Louis Garrel, Damien Mongin, Esther Garrel, Lena Garrel
© 2023 Fabrizio de Gennaro for Cineuropa - fadege.it, @fadege.it

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