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SERIE / RECENSIONI Germania / Belgio

Recensione serie: The Swarm

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- Il tropo del "mostro degli abissi" non sarà una novità, ma i registi Luke Watson, Barbara Eder e Philipp Stölzl offrono una prima stagione divertente e visivamente sbalorditiva della loro serie sci-fi

Recensione serie: The Swarm

Quando il romanzo di fantascienza dello scrittore tedesco Frank Schätzing Il quinto giorno (The Swarm il titolo internazionale) fu pubblicato nel 2004, vendette più di 4,5 milioni di copie in tutto il mondo. Non sorprende quindi che il canale televisivo pubblico tedesco ZDF abbia annunciato la produzione di un adattamento televisivo nel 2021. E i produttori non hanno badato a spese: con un budget di 40 milioni di euro, The Swarm [+leggi anche:
trailer
intervista: Leonie Benesch
scheda series
]
è la più costosa serie TV realizzata fino ad oggi, e anche una delle più costose mai girate in Europa.

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Questa è davvero una sorpresa, dal momento che i canali pubblici europei di solito non sono noti per la produzione di grandi successi destinati al pubblico giovane. In Germania, la ZDF è famosa soprattutto per i suoi popolari adattamenti dei romanzi rosa di Rosamunde Pilcher ambientati in Cornovaglia.

Ed è proprio questa la principale critica che Schätzing rivolge alla versione televisiva di Il quinto giorno. In un'intervista al quotidiano tedesco Die Zeit del 15 febbraio (leggi qui), Schätzing sottolineava che The Swarm è troppo “pilcherizzata”. Ma ha ragione?

La serie è stata presentata in anteprima al Berlinale Series di quest'anno e la sua prima internazionale si è tenuta a Bruxelles il 1° marzo. Questa è stata una scelta appropriata perché la serie è veramente internazionale. Gli attori provengono da tutti i tipi di background: Leonie Benesch (Germania), Cécile de France (Belgio), Rosabell Laurenti Sellers (Italia/Stati Uniti), Joshua Odjick (Canada), Krista Kosonen (Finlandia), Takuya Kimura (Giappone) e Sharon Duncan-Brewster (Regno Unito), solo per citarne alcuni. Inoltre, la maggior parte delle riprese si è svolta in Italia e, per le scene subacquee, al Lites Water Stage e ai Film Studios in Belgio.

Dopo la proiezione a Bruxelles, Uta Leonhardt, uno dei produttori esecutivi, ha spiegato che ciò che rende speciale questa produzione è che tale diversità non è stata imposta, ma è nata naturalmente. Tuttavia, forse a causa del suo showrunner statunitense Frank Doelger (Il trono di spade), a volte la serie sembra troppo americana, il che non è necessario, poiché ha abbastanza potenziale per reggersi in piedi da sola.

Con un cast d'ensemble, non c'è nessuna star che si distingua in particolar modo. "La scienza è la vera star", come ha detto Alexander Karim, che interpreta il biologo marino Sigur Johanson, durante il dibattito post-proiezione, proprio come nel romanzo di Schätzing. La serie riesce a trovare il delicato equilibrio tra l'essere scientificamente accurata senza risultare noiosa.

Ma lo spettatore non ha solo bisogno di fatti; ha anche bisogno di sentimenti per poter entrare in empatia con i personaggi sullo schermo. A tal fine, aggiungere un po' di dramma romantico più alla Pilcher non è affatto una mossa sbagliata. Tuttavia, la vera empatia entra in gioco solo nella parte centrale, diretta da Barbara Eder (episodi 3-6). Mentre la recitazione è eccellente in tutti gli episodi, i primi due, diretti da Luke Watson, sono dedicati principalmente all'esposizione dei fatti e avrebbero potuto essere facilmente ridotti. Il coinvolgimento di un trio di registi (Philipp Stölzl ha diretto gli episodi 7 e 8) significa anche che ogni parte ha un tono e un ritmo diversi. Le scene subacquee sono particolarmente belle e cinematografiche: è come se Free Willy incontrasse Avatar - La via dell’acqua.

Uno dei principali punti deboli dello show è non aver adattato il tutto agli anni 2020. La premessa principale è incentrata su un disastro globale, un organismo sconosciuto dell'oceano che si ribella contro l'umanità. Questa parte della storia suona reale dopo tre anni di pandemia. Ma la serie tralascia l'elemento dei social media che ogni enorme disastro porta con sé al giorno d'oggi. Inoltre, come affermato sopra, il ritmo dello show risulta un po' lento per una serie di otto episodi. Ma è certamente un buon inizio, se c'è dell'altro in arrivo.

The Swarm è prodotta da Intaglio Films (Germania) guidata da Doelger, insieme a ZDF Studios e Beta Film, che cura anche la distribuzione. È una coproduzione di European Alliance con ZDF, France Télévisions, l’italiana RAI, l’austriaca ORF, la svizzera SRF, la svedese Nordic Entertainment Group e Hulu Japan.

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(Tradotto dall'inglese)

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