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MALAGA 2023

Recensione: Sica

di 

- Carla Subirana costruisce una favola profonda ed emozionante la cui verità scaturisce dalla sua narrazione magica e allo stesso tempo reale

Recensione: Sica
Thais García in Sica

"Non c'è un modo vero per affrontare tutto ciò che perdiamo", scrive Joan Didion nelle ultime pagine di Da dove vengo: Un'autobiografia, dopo la morte del padre e poi della madre. La nostra vita è fatta di ciò che abbiamo vissuto, ma anche di ciò che abbiamo immaginato e sognato, di ciò che desideriamo e agogniamo, di ciò che diciamo e di ciò che taciamo, dei nostri fantasmi e delle nostre ricerche, delle persone che amiamo e che ci sono accanto, di quelle che amiamo e di quelle che abbiamo perso. A suo modo, è questo che Sica [+leggi anche:
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, il nuovo film della regista Carla Subirana (finora nota come documentarista), cerca di raccontare. Il film viene proiettato nella sezione ufficiale del 26° Malaga Film Festival, dopo essere stato presentato all'ultima Berlinale nella sezione Generation.

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Il film racconta la storia di Sica (interpretata dall'attrice non professionista Thais García), una ragazza di 14 anni che ha appena perso il padre in un naufragio sulla Costa da Morte, in Galizia. Subirana racconta una storia di lutto e ricerca, l'ostinazione con cui Sica affronta questa perdita, aggrappandosi alla possibilità che il suo adorato genitore ritorni, al desiderio di sapere, e il modo in cui questa perdita influisce sul suo rapporto con la madre (Núria Prims), e sui loro diversi modi di affrontare la morte. La figlia, come è più appropriato per la sua età, in modo illusorio e disperato, senza capire bene cosa le sia successo; la madre, più rassegnata, che cerca semplicemente di tirare avanti. In modo più velato, il film tratta anche dei segreti di questa morte, dell'oscurità che c'è in tutti noi.

L'esperienza documentaristica di Subirana è molto presente in Sica. È proprio questo uno dei grandi pregi del film, la sua veridicità e semplicità nell’osservare e filmare ciò che ci circonda e ci abita. Inoltre, l'uso di materiali documentari per fare fiction. Il regista attinge al potere allegorico ed evocativo dei suoni e delle immagini della natura per creare una favola piena di oscurità e bellezza. C'è una certa magia in questo modo di raccontare, in equilibrio tra realtà e fantasia, in questa immagine del mare che percorre tutto il film. L'uso del mare come simbolo dell'enigma che è ognuno di noi, dell'impossibilità di decifrare l'altro, di ciò che non riusciamo mai a vedere e a capire, della perdita e della ricerca, di ciò che ci ferisce e allo stesso tempo ci intrappola, di ciò che ci spezza e allo stesso tempo ci riporta in vita.

Un altro dei grandi meriti del film è la sua sobrietà nel modo in cui racconta attraverso suggestioni ed ellissi. Ci sono immagini e silenzi che riescono a esprimere tutto il dolore dei personaggi. Anche nel modo in cui trova il suo tono, controllando il ritmo e il tempo in cui i fatti vanno raccontati, sapendo come e quando passare dal buio alla luce.

Sica è un film che realizza ciò che si propone di essere. Un film semplice, profondo e commovente. Una favola la cui verità si trova in quella narrazione magica e allo stesso tempo molto intima, da quell'equilibrio tra fantasia e realtà. 

Sica è prodotto da Alba Sotorra Cinema Productions e Miramemira, e verrà distribuito in Spagna da 19 maggio da A Contracorriente Films.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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