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CPH:DOX 2023

Recensione: The Deepest Breath

di 

- Il documentario di Laura McGann racconta la storia di un'apneista e di un subacqueo di sicurezza, passando dall'azzurro alle tonalità più scure del blu marino

Recensione: The Deepest Breath

Secondo la regola di sopravvivenza 333, un essere umano può stare tre settimane senza cibo, tre giorni senza acqua e tre minuti senza aria. Il documentario The Deepest Breath, mostrato per la prima volta al Sundance e ora proiettato al CPH:DOX, ruota attorno a persone che trattengono volentieri e appassionatamente il respiro per minuti e minuti mentre si immergono sott'acqua. Una dei protagonisti afferma che l'immersione la aiuta ad immergersi profondamente dentro se stessa e a capire di più di sé, che è probabilmente la risposta più vicina alla realtà che si può ottenere sul motivo per cui le persone praticano sport estremi. A parte l'ambizione e la ricerca della gloria, s'intende.

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Questi temi attraversano il documentario di Laura McGann, che ci lascia abbastanza spazio per interrogarci e meravigliarci di tutto questo, mentre facciamo la conoscenza di Alessia Zecchini, una campionessa italiana di apnea che ha battuto vari record. Comincia nelle piscine e finisce, almeno sullo schermo, all'arco del Blue Hole, che è qualcosa di simile a quello che è il K2 per gli scalatori: un obiettivo ambizioso ed estremamente pericoloso.

Il film combina interviste con Alessia, suo padre, amici e colleghi subacquei, con filmati d'archivio che forniscono un contesto alla storia, ma introduce anche un co-protagonista, Stephen Keenan, proprietario di una scuola di immersioni nonché sommozzatore e partner sentimentale di Alessia. La loro storia è raccontata in ordine cronologico: seguiamo Alessia mentre si avventura più a fondo nella sua vocazione e Steve mentre viaggia per il mondo, alla ricerca dell'anima fino a quando non si stabilisce a Dahab, in Egitto, dove apre il suo centro di immersioni.

La musica drammatica suggerisce fin dall'inizio che questa storia avrà un risvolto più grave rispetto al semplice racconto di persone che seguono le proprie passioni. Dai materiali d'archivio apprendiamo che un giorno un campione russo, che è stato fonte di ispirazione anche per Alessia, semplicemente non è tornato in superficie. È uno dei rischi insiti nel fare qualcosa di così estremo; un altro è raggiungere l'apice e non essere in grado di fare meglio dopo... Il tempo durante il quale puoi trattenere il respiro ha un limite.

Alcuni elementi della storia, come il forte legame tra Alessia e Steve, forse diventano un po' troppo ripetitivi, il che fa sembrare il film troppo lungo, ma nel complesso è un tuffo coinvolgente in un mondo affascinante e letale allo stesso tempo. La lettura di questa recensione dovrebbe richiedere circa un minuto e mezzo, che equivale a circa 30 metri di immersione in apnea.

The Deepest Breath è un film britannico-irlandese-statunitense prodotto da A24, Motive Films e Ventureland Production. È stato acquisito da Netflix subito dopo la sua prima mondiale al Sundance.

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(Tradotto dall'inglese)

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