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VILNIUS 2023

Recensione: Remember to Blink

di 

- Il lungometraggio di Austėja Urbaitė è un solido debutto che ruota attorno agli scontri culturali e alla possessività dei genitori

Recensione: Remember to Blink
Inesa Sionova e Ajus Antanavicius in Remember to Blink

Presentato in anteprima mondiale al Festival di Varsavia del 2022 e appena proiettato nel concorso principale del Vilnius International Film Festival di quest'anno, il debutto di Austėja Urbaitė, intitolato Remember to Blink [+leggi anche:
intervista: Austėja Urbaitė
scheda film
]
, ruota attorno a una coppia francese, Leon (Arthur Igual) e Jacqueline (Anne Azoulay), che stanno per adottare due bambini lituani, Rytis (Ajus Antanavicius) e Karolina (Inesa Sionova).

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La coppia vive in una spaziosa casa di campagna e decide di assumere una giovane studentessa lituana, Gabriele (Dovile Kundrotaite), che ha il compito di aiutarli come traduttrice e interprete. La ragazza dovrà vivere con loro per un po' e aiutare i bambini ad adattarsi a questo nuovo ambiente. Urbaitė crea una sorta di idillio familiare, ma è abbastanza chiaro che questo stato di cose pacifico non durerà a lungo. Qualche piccolo accenno, disseminato qua e là, ci porta a chiederci se la coppia – e, in particolare, Jacqueline – sia effettivamente pronta ad adottare due bambini o conosca abbastanza la loro cultura d'origine. Ad esempio, in una scena, Jacqueline dice a Gabriele di aver deciso di adottare due bambini lituani dopo aver fallito nell'adottarne uno lettone, perché "sua nonna era russa" e "i lituani non sono poi così diversi dai russi".

Una volta arrivati i due bambini, le cose si fanno sempre più frenetiche. Rytis e Karolina vedono Gabriele come una sorella maggiore e sviluppano un forte legame con lei. Nel frattempo, Jacqueline sembra forzare immediatamente troppo le cose, cercando di imporre due nuovi nomi francesi ai ragazzi e ordinando a Gabriele di parlare con loro solo in francese.

È un interessante spostamento narrativo, che sembra inquadrare una nuova, insolita forma di "neocolonialismo" che si svolge in un piccolo ambiente familiare. In apparenza, sembra più un atteggiamento fastidioso, condiscendente, con scarso significato politico, ma in cui è ancora possibile vedere – anche se in modo piuttosto sottile – uno scontro culturale tra i pregiudizi dell'Europa occidentale nei confronti dell'Europa orientale, e la realtà odierna nell’est del continente. Drammaturgicamente parlando, le interazioni dei personaggi sono ben equilibrate e credibili, e questo tratto "neocoloniale", sicuramente più visibile in Jacqueline che in Leon, è un'aggiunta credibile alla sua personalità già possessiva e dispotica.

Detto questo, durante la seconda metà del film, Urbaitė riesce a sorprenderci, mostrando gradualmente quanto siano sfaccettate e irrazionali i suoi protagonisti, facendoci interrogare sulle idee di genitorialità, sorellanza e amicizia. Inoltre, non scopriremo molto sul passato dei personaggi, ma ne sapremo abbastanza per capire cosa sta succedendo e perché.

A conti fatti, il debutto di Urbaitė è un lungometraggio riuscito che riesce a tenere incollato lo spettatore per l'imprevedibilità dei suoi personaggi, i dialoghi asciutti e le interpretazioni decenti. Tecnicamente parlando, il film vanta un'eccellente fotografia. In particolare, le riprese luminose dell'idilliaco ambiente naturale attorno alla casa, filmate da Julius Sičiūnas, riescono a creare un netto contrasto con l'ambiente familiare teso in cui finiscono per vivere i due bambini e Gabriele.

Remember to Blink è prodotto dalla società lituana Fralita Films.

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(Tradotto dall'inglese)

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