03/12/2003 - Da Almodovar a Winterbottom, dai Dardenne a von Trier: la rivista americana ha stilato la top ten dei ‘master’ del Vecchio Continente. Che si conferma la culla del cinema d’autore

La Settima Arte ha ancora ben salde le proprie radici in Europa perché, come scrive Peter Cowie per Variety, “l’Europa resta ancora uno dei punti nodali dello sviluppo dell’arte cinematografica mondiale”.
Generazione dopo generazione gli artisti del Vecchio Continente sono riusciti a creare un percorso coerente e soprattutto fondamentale per un’arte che, pur essendo ancora molto giovane, è riuscita ad esprimere senza riserve ogni aspetto reale, irreale e surreale dell’uomo, del mondo e della vita.
“Innovatori che non hanno mai smesso di reinventare l’arte del film” dice Cowie, gli autori europei sono stati il fulcro creativo di veri e gloriosi ‘annus mirabilis’. Tecnici audaci, sceneggiatori graffianti e intrepidi produttori hanno sostenuto la causa di registi come Fellini, Bresson, Carlos Saura e Alexander Kluge, non lasciando mai che il cinema restasse senza voce. Ed ecco così che nella lista dei “Masters” stilata dalla rivista americana, compaiono i talenti che in questi ultimi anni hanno contribuito a migliorare la cinematografia mondiale. Si parte dallo spagnolo Pedro Almodovar per arrivare all’inglese Michael Winterbottom passando per Luc e Jean-Pierre Dardenne, Michael Haneke, Jean-Pierre Jeunet, Nanni Moretti, Aki Kaurismaki, Emir Kusturica, Bela Tarr e Lars Von Trier.
“L’Europa di questi ultimi 40 anni non ha solo rinnovato il linguaggio del film” sottolinea concludendo Cowie “Ma è sopravvissuta al frenetico impatto dei video, dei multiplex e della ciclopica produzione americana”, riuscendo con l’arrivo del nuovo millennio a perfezionare le proprie fila con ulteriori nuovi e già celebri nomi, come lo svedese Lukas Moodysson, l’inglese Lynne Ramsay e il francese François Dupeyron.