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BERLINALE 2004 Concorso

Da Akin ad Angelopoulos

di 

Perde il controllo Romuald Karmakar all'ennesima domanda velenosa dell'infuocata conferenza stampa che segue la proiezione di Nightsongs, kammerspiel fassbinderiano tratto dal dramma del norvegese Jon Fosse. La storia della lunga serata che cambierà la vita di un disoccupato berlinese, che passa le giornate seduto sul divano di casa, e della sua ormai stanca compagna è accompagnata da risate e fughe di buona parte dei presenti in sala.
Accusato di aver esageratamente calcato i toni cupi dell'opera originaria, il regista tedesco, già autore del pluripremiato The Deathmaker nel 1995 e di Manila, Pardo d'argento a Locarno nel 2000, si difende: "Mi sembra chiaro che i giornalisti sono ormai talmente abituati a vedere film d'azione americani da aver dimenticato il senso di tutto il cinema restante. E non sto scherzando".

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Sorte migliore per il turco-tedesco Fatih Akin, che reduce dal successo dello scorso anno con Solino raccoglie i favori del pubblico con una nuova vicenda di immigrati di seconda generazione (Against the Wall [+leggi anche:
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).
Dopo un fallito tentativo di suicidio, Sibel riesce a sfuggire alla severità della famiglia turca sposando, per convenienza, un connazionale dedito all'alcol e alle droghe.
"Ho raccontato una storia romantica sullo sfondo della classe operaia multirazziale di Amburgo", dice Akin, "avevo pensato ad una commedia, ma poi la sceneggiatura è cambiata, avvicinandosi al dramma realista".

Presentato oggi anche Trilogia: To livadi pou dakrisi, primo capitolo della trilogia sulla Grecia del XX secolo di Theo Angelopoulos. Scritto dal regista insieme all'italiano Tonino Guerra, il film è una nostalgica e delicata operazione di memoria sui dolorosi anni dell'emigrazione e della guerra.
L'amore di Eleni e di un giovane fisarmonicista attraversa dolori e tragedie della storia greca, a partire dalla fuga da Odessa, invasa dall'Armata Rossa, nel 1919.
"Inizialmente avevo pensato ad un solo film, intitolato Trilogia e basato sul ciclo Tebano, ma la sua durata avrebbe incontrato problemi produttivi, e per questo ho preferito sviluppare i diversi aspetti gradualmente, in tre episodi", commenta Angelopoulos. "Narrare gli eventi più importanti del secolo filtrati dallo sguardo di una donna è stata una nuova, interessante sfida".

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