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BERLINALE 2005 Fuori concorso

Tickets, in tre sul treno Europa

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"Questo film è l'esempio concreto di come tre modi di essere e di pensare diversi possano convivere in un unico progetto in un modo che la politica non riesce a fare, speriamo che lo adottino anche all'Onu". Ermanno Olmi spiega così Tickets, il film realizzato in complicità con Ken Loach e Abbas Kiarostami che in Italia uscirà l'11 marzo.

Berlino l'ha voluto fuori concorso, questo viaggio lungo i binari di un'Europa globalizzata ma ancora segnata da troppe differenze: sociali, etniche, economiche. C'è l'anziano farmacologo Carlo Delle Piane, affascinato da una giovane signora che lo accompagna alla stazione alla fine di un breve viaggio di lavoro; la dispotica vedova di un generale pronta a brutalizzare in tutti i modi il ragazzo in servizio civile che la sta scortando a una commemorazione del marito; i tre tifosi del Celtics a cui un ragazzino sottrae il biglietto ma non senza motivo: e il filo conduttore è una famiglia di albanesi in condizioni precarie.

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"Si parte da un vagone ristorante dove è ancora possibile sognare - spiega Olmi - ma dove si moltiplicano i cattivi presagi per arrivare infine alla realtà cruda della seconda o addirittura della terza classe". L'intolleranza, il pregiudizio, la difesa cieca del privilegio imperversano. "Ma c'è anche un sano istinto che spinge alla solidarietà - afferma Loach, che sta ora preparando un film sulla rivolta irlandese degli anni '20 - se si riesce a superare la pigrizia mentale e le menzogne politiche che hanno distorto la nostra percezione".

Pur nella differenza di stile e sensibilità, i tre maestri non hanno lavorato separatamente, come accadde in Eros, ma si sono scambiati gli attori, gli spunti e perfino le inquadrature. Hanno scritto insieme e si sono incrociati sul set almeno una volta. "Ci unisce l'interesse per l'uomo come persona al di là delle differenze culturali", chiarisce Olmi. Mentre Kiarostami rivendica la possibilità di osservare le cose senza giudicarle, trovando verità e bugie da ogni parte. A lui, iraniano, è toccato l'episodio che sembra più vicino alle corde della commedia italiana, con situazioni buffe ed equivoci. "Sono reminiscenze del cinema italiano visto da giovane a Teheran, ricordo per esempio un film con Totò che mi colpì moltissimo. Del resto credo che persiani e italiani abbiano molte cose in comune".

Loach, che ha attinto a certe atmosfere adolescenziali di Sweet Sixteen [+leggi anche:
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usandone anche gli attori, scherza sull'onestà morale delle tifoserie, mentre Olmi si lancia in riflessioni più approfondite sul senso del film. "La ricchezza è stata per anni il nostro obiettivo principale, forse l'unico, ma la ricchezza senza giustizia sociale non fa che incattivirci e renderci diversi. Ho visto quel documentario americano intitolato The Corporation e mi ha fatto accapponare la pelle. Credo che oggi qualcuno cominci ad avere dubbi, a mettere in discussione le cose, altri provano disagio ma ancora subiscono: siamo in una fase di trapasso e il cinema può molto per farci sentire protagonisti anche nella quotidianità". Perciò il cineasta lombardo ha voluto rappresentare un intero vagone indifferente al pianto di un bambino rimasto senza latte. "Solo il vecchio professore reagisce, perché in quella sera di contrattempi e cupezze è tornato a provare un sentimento di amore che gli ha aperto gli occhi anche alle sofferenze di una famiglia a disagio". Nel cast, oltre a Carlo Delle Piane e Valeria Bruni Tedeschi, anche Silvana De Santis, convincente in un ruolo che avrebbe potuto essere di Laura Betti, e il giovane Filippo Trojano, che ha conosciuto Kiarostami in un seminario a Torino e continuerà a collaborare con lui realizzando i pirandelliani Sei personaggi in Iran.

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