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Ritratto di Harry Cleven

di 

- Ex futuro pittore, attore timido e poi cineasta attratto dalle storie torbide, è prima di tutto un autore tanto esigente quanto insoddisfatto che ama parlare del suo percorso a cuore aperto

Bambino commosso da Bambi più che dallo humour dei film di Laurel e Hardy, tende presto ad un fascino più oscuro: "da adolescente, il colmo dell'arte per me erano dei vampiri con il sangue che schizza al rallentatore. E in particolare La casa dei Vampiri”. Malgrado questa attrazione per i film di genere, individua il suo avvenire nelle belle arti. Cerca d'iscriversi a Liegi, ma il fato gli riserva un'altra strada: "Ho chiamato il Ministero dell'istruzione per sapere quali studi fossero possibili senza il diploma. Mi hanno parlato del Conservatorio di Liegi con l'opzione musica e arti drammatiche. Ho scelto queste ultime". Una scelta clamorosa per uno che non aveva mai avuto questa aspirazione: "Ero troppo timido, non mi vedevo sulla scena".

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Gli anni del teatro sono agrodolci. "L'opera che mi ha segnato di più è stata "Aspettando Godot" di Beckett, in cui recitavo Estragone. Una esperienza appassionante ma ho avuto l'impressione della ripetitività al momento della rappresentazione. Ero molto deluso da quel modo di fare teatro. Come se un pittore che sta dipengendo un paesaggio utilizzando il colore rosso, una volta uditi gli applausi del pubblico, iniziasse a domandarsi che fare: mettere più rosso per compiacere lo spettatore? O metterne meno per sentirsi più puro? Trovarmi di fronte a un pubblico mi crea parecchi problemi." Chi non se ne fa di fronte a una macchina da presa? "E’ molto diverso. Il rapporto con la creazione è un altro rispetto a quello dell’ incontro con il pubblico. Anche quando si sbaglia, accade in una maniera più sincera". Nel suo percorso di attore, Cleven ha incrociato grandi nomi: il suo amico Jaco Van Dormael, André Delvaux (L’opera al nero), Jean-Luc Godard (Helas pour moi et For ever Mozart)… Registi molto diversi che avrebbero potuto influenzarlo. E invece no: "Mi hanno insegnato che bisogna somigliare solo a noi stessi"

Nel 1990, il desiderio di passare dietro alla macchina da presa diventa irresistibile e così realizza Sirènes, con Philippe Volter, che dirigerà di nuovo in Abracadabra, il suo primo lungometraggio, uscito due anni più tardi. "Stare dietro alla camera mi è apparso subito molto più naturale. Il primo giorno di riprese ero molto ansioso. Non ero sicuro di riuscire perché non avevo mai frequentato la scuola di cinema. L’indomani, quando sono arrivato sul set, avevo l’impressione di essere incinta! Mi sono detto: ecco dove devo stare ".

Abracadabra, storia di un condannato in congedo dalla prigione, si ispira a une serie di storie ascoltate nei tre anni in cui ha realizzato degli stage teatrali nel carcere di Namur. Anche per lui è stata una esperienza: "Quando si dirigono persone che vivono in prigione, qualsiasi dettaglio è importante, soprattutto il linguaggio del corpo. Se dico a un attore, mettendogli una mano sulla spalla :: "non stai recitando bene, ricominciamo ", il mio gesto di amicizia e confidenza cambia tutto. Se non facessi così, potrebbe sentirsi offeso e non me lo direbbe. In prigione le persone non ti ingannano, se ne fregano. Tutto è davvero immediato. E’ così che ho imparato a comunicare e a dirigere gli attori ". Nel 1999, durante le riprese del suo secondo lungometraggio, Pourquoi se marier le jour de la fin du monde, "le prime tre settimane sul set con Pascal Grégory sono andate molto male. Abbiamo rischiato di mandare tutto all’aria di comune accordo." Cleven mostra allora il girato a Jaco Van Dormael, e, grazie ai suoi consigli, decide di girare tutto d’un fiato senza fermare la cinepresa. "E’ scattato qualcosa. E da quel momento tutto è andato bene. Adoro Pascal Grégory nel mio film. E’ straordinario. Ma lavorare con le star è un problema nuovo per me. In Belgio gli attori restano sempre degli attori anche se sono famosi. Un attore è aperto a ogni proposta, una “star” no. In Francia, la realtà è talmente dura che sono pronti a tutto e poi, se il rapporto di forza si rovescia, prendono il potere come per una sorta di inconscia rivincita sul regista. Non è un rifiuto in sé, si tratta solo di una questione di ruoli. E’ abbastanza sconcertante."


Biografia

Harry Cleven è nato a Malmedy il 19 agosto del 1956. Dal 1975 al 1979 ha studiato arti drammatiche a Liegi. Dal 1979 al 1983 è stato attore di teatro. A partire dal 1983, attore per il cinema e la televisione. Tiene lezioni e stage sulla recitazione davanti alla macchina da presa dall'89 al '91, in particolare nel carcere di Namur. Nel 1990 realizza Sirènes, suo primo cortometraggio ripreso nel 1992 dal suo primo lungometraggio Abracadabra. Nel 1999, dopo aver girato il telefilm Les Enfants du jour, realizza il secondo lungometraggio per il cinema Pourquoi se marier le jour de la fin du monde ?.

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(Tradotto dal francese)

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