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INDUSTRIA Repubblica Ceca

I produttori sostengono la riforma

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Il proverbio "nessuna nuova, buona nuova" si attaglia all'industria cinematografica ceca, almeno stando al rapporto 2004 dell'Associazione dei produttori audiovisivi (APA) che è stato presentato al Festival di Karlovy Vary: il giro d'affari nel 2004 per l'industria audiovisiva ceca è di 85 milioni di euro, il 10% dei quali provenienti dai lungometraggi cinematografici. Per Pavel Strnad, presidente dell'APA, questi dati sono identici a quelli del 2003.

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Alcuni dati riguardanti gli investimenti stranieri nel paese non sono stati pubblicati, ma uno studio indipendente realizzato dal Ministero della Cultura dovrebbe essere disponibile verso la fine dell'anno. Secondo Filip Syrovy, non c'è dubbio che queste statistiche siano molto simili a quelle dell'anno precedente. "Gli studios cechi - ha sottolineato - hanno perduto alcuni contratti con produzioni straniere che si sono rivolte a paesi emergenti, ma d'altro canto altri paesi ci stanno scoprendo grazie all'ingresso nell'Unione europea".

Per l'APA, che si occupa principalmente di proteggere e promuovere gli interessi dei produttori, nel futuro altri progetti saranno sviluppati in Romania o Ungheria, ma questa per loro non è una pessima notizia. "Abbiamo bisogno di questo per risvegliare la nostra classe politica", ha dichiarato Strnad accennando alla nuova, attesissima, legge sul cinema. "Se i politici realizzano che siamo in perdita, forse allora capiranno che si tratta di un'industria."
La legge, che in questo momento è in fase di revisione da parte delle commissioni parlamentari competenti e degli organismi professionali, dovrebbe essere votata in autunno. Secondo l'APA rappresenterà un passo in avanti significativo per la rinascita dell'industria locale e per un ritorno agli investimenti stranieri sul territorio. Il principale ostacolo resta la proposta di tassare al 3% i guadagni dei distributori. Una proposta che questi ultimi non intendono accettare.

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(Tradotto dall'inglese)

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