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FILM / RECENSIONI

Le particelle elementari

di 

- L’adattamento tedesco di Oskar Roehler del libro di culto francese “Le particelle elementari” è un buon film che avrebbe potuto essere più cupo

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, siete pronti per un percorso accidentato, perché l’umanità che conosciamo verrà spazzata via dal finale del film in un breve epilogo scritto. Naturalmente, chi ha letto il romanzo (“Les particules élémentaires” in originale) lo ha visto accadere, ma per chi non ha familiarità con il romanzo culto di Michel Houellebecq, una miscela esplosiva di sesso, morte e scienza per l’annullamento dell’uomo, che accusa la generazione degli hippies di tutto questo— potrebbe essere uno shock.

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Lo sceneggiatore-regista tedesco Oskar Roehler, che sembra aver trasposto la storia dall’ambientazione originale nell’Île-de-France a Berlino-Brandenburgo, preferisce soffermarsi sul sesso (e, implicitamente, sulle possibilità dell’amore che lo accompagna), scienza e morte sullo sfondo di un finale cupo e pessimista in un paio di frasi mostrate sullo schermo come una mera riflessione a posteriori. Il finale semi-ottimista del film è, in realtà, la sua parte più debole, ma, prima di quel momento, Roehler realizza un film elegante, provocatorio e ottimamente recitato come una sorta di suo marchio di qualità: sesso, outsider sociali, la crudeltà della società e i problemi della generazione che i post-sessantottini (alla quale appartiene personalmente) hanno ereditato dai genitori.

Il fascino subito da Roehler nei confronti del romanzo francese è facilmente spiegabile a chi conosce il suo lavoro e quello di Houellebecq; e, in questo senso, potrebbero essere fratelli come i protagonisti di Le particelle elementari . I fratelli sono Michael (Christian Ulmen), scienziato molecolare, proprietario del pappagallo citato, e Bruno (Moritz Bleibtreu, che replica, essenzialmente, una variazione del personaggio del precedente film di Roehler Agnes and His Brothers). Cresciuti separati, assieme ai nonni, mentre la madre vaga tra diverse comuni hippie, i due si incontrano da adolescenti e restano in contatto per il resto della loro vita, attratti l’uno dall’altro perché totalmente opposti.

Bruno diventa un insegnante di letteratura alle scuole superiori, più interessato al sesso che a Baudelaire, mentre Michael è troppo assorbito dal suo lavoro di scienziato per avere tempo per l’amore o il sesso. Le sue ricerche su un nuovo tipo di procreazione artificiale renderanno il sesso, però, totalmente obsoleto in un futuro prossimo. Roehler, aiutato dal forte contrasto tematico e dalla struttura narrativa di Houellebecq, scivola sulla storia senza sforzo per i due terzi del film, usando la sua narrazione della vita quotidiana dei due fratelli per indagare sul significato del sesso e su come l’ossessione che la gente ha di esso (o della sua assenza) influenzi la sua vita fino alla malattia.

Nonostante l’argomento centrale, il film può essere considerato puritano quando si tratta di mostrare il sesso, nonostante non sia certo sorprendente vedere gli attori protagonisti (tra i quali i co-protagonisti di Lola corre Moritz Bleibtreu e Franka Potente). Il fatto che i personaggi siano per lo più vestiti, o, se nudi, fatti muovere dietro strategiche bottiglie o tavoli erode l’integrità del film, sebbene il lavoro degli attori non possa essere accusato di questo, grazie ad un’orchestrazione perfetta, operata da Roehler, sui corpi scenici. Tutti sono perfetti, da Bleibtreu e Ulmen, nel ruolo dei due fratelli, fino alle donne della loro vita (fra le quali la Potente e Martina Gedeck, loro amanti, Nina Hoss, la madre e Corinna Harfouch, la terapista di Bruno) e i fratelli da giovani (Tom Schilling e Thomas Drechsel – già co-protagonisti di Napola), che compaiono nei flashback.

Mentre il tono dei primi due terzi di Le particelle elementari è serio, quando non tetro (nonostante i numerosi momenti di comicità), l’ultima parte presenta i genitori di Annabella (Franka Potente), che vivono una vita felice e sono particolarmente fuori luogo rispetto alla cupezza del film, e al suo approccio rovinoso alle relazioni. Da lì in poi, molte altre tragedie accadranno, ma con bagliori di speranza per i protagonisti, forse leggermente invadente. L’apporto tecnologico dei primi due terzi di buon adattamento è di altissimo livello, a parte la colonna sonora banale e le canzoni pop degli anni ‘70 (come American Pie di McLean), che compaiono in un numero imprecisato di altri film.

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(Tradotto dall'inglese)

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