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INDUSTRIA Francia

Gli scenari della proiezione digitale (1)

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C’è agitazione tra gli esercenti francesi in seguito alla pubblicazione di ieri del Centre National de la Cinématographie del rapporto Goudineau: Addio alla pellicola? La posta in gioco nella proiezione digitale. Voluta da Véronique Cayla, direttrice generale del CNC, onde evitare una frattura tra i grandi circuiti e le sale Art & Essai, l’esaustiva inchiesta diretta da Daniel Goudineau analizza i rischi, le scelte tecniche, strategiche ed economiche alla luce delle attuali mutazioni, che nonostante siano ancora in fase di sperimentazione sembrano destinate ad una rapida crescita.

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Sottolineando che alla fine ci saranno grossi giri d’affari grazie alla proiezione digitale (soprattutto per le grandi produzioni), il rapporto evidenzia la mancanza di visibilità sui costi effettivi dei materiali ed il divario economico tra le installazioni 35mm e quelle digitali, decisamente più costose. Malgrado l’enorme coinvolgimento di nuove e vecchie industrie (laboratori di post-produzione, fabbricanti di proiettori e server, specialisti della teletrasmissione…), c’è ancora molta prudenza: produttori e distributori vogliono conservare la paternità delle loro opere, gli esercenti quella della loro programmazione. Negli Stati Uniti il passaggio alla proiezione digitale è in atto in 800 sale su 66 000 (ma le previsioni più ottimiste prevedono ci vorranno 12 anni per coprire l’intero continente), ed a livello mondiale riguarda solamente l’1% (1500 sale su 165 000). Attualmente la produzione attuale si limita a 5000 proiettori all’anno, un mercato quindi ancora ristretto che molti costruttori vorranno penetrare.

Tale constatazione prevede quindi per i prossimi dieci anni un mondo misto 35 m/m e digitale, un periodo chiave per preservare la varietà delle imprese e del cinema. Questa mutazione avrà pesanti conseguenze nel settore cinematografico tradizionale, con l’entrata in gioco di industrie (informatiche) e professionisti che prima ne erano del tutto estarnei: ognuno vuole imparare il mestiere degli altri. Il fenomeno costituirà una rimessa in causa dell’identità delle sale cinematografiche e delle possibilità di sviluppo delle differenze culturali, oltre che il rischio della presenza di un “Big Brother” nella distribuzione, quindi una trasformazione delle sale in vetrine sui diversi modi di gestione dei film. Tali riflessioni hanno permesso a Daneil Goudineau di delineare una serie di raccomandazioni per il caso francese (il rapporto è interamente scaricabile sul sito del CNC) (leggere la seconda parte dell’articolo).

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(Tradotto dal francese)

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