17/09/2002

Tutto il cinema belga – da Marion Hänsel a André Delvaux passando per i fratelli Dardenne e Jaco Van Dormael, e dai produttori Dominique Jeanne e Eric Van Beuren - si è mobilitato per sostenere lo scrittore e avvocato Alain Berenboom in un processo che lo oppone alle società televisive via cavo. L'accusa alle società di diffusione belga è di “derubare gli autori rifiutando sistematicamente da sei anni di pagare tutti i loro diritti e continuando tuttavia a programmare le loro opere”. Dal 1996 le società di tv via cavo, che servono il 92 per cento degli spettatori belga, versano solo il 75 per cento dei diritti d’autore percepiti dai loro abbonati, in attesa di una risoluzione del conflitto che li oppone alle società degli autori riguardo al livello di remunerazione. Il mancato profitto si aggirerebbe intorno ai 20 milioni di euro all’anno, un passivo totale che rasenterebbe oggi i 100 milioni di euro.
Ritenendosi diffamati e perseguitati dall'avvocato Berenboom, le società via cavo hanno contrattaccato attraverso il tribunale di Bruxelles stigmatizzando “il rincaro voluto delle società degli autori”. Due di loro, la Sabam (per i diritti musicali) e l’Agicoa (per i diritti di trasmissione sul cavo) sarebbero vicine a un accordo con le società che trasmettono via cavo. Tuttavia per gli operatori belgi del settore del cinema e dell’audiovisivo, queste società sono ad oggi colpevoli di sottrazione di fondi e di 'contraffazione': “programmano i nostri film da sei anni - affermano - senza la nostra autorizzazione”. Secondo la FERA (Federazione europea dei registi dell’audiovisivo), “la tattica dilatoria delle tv via cavo ha per scopo di differire il momento in cui dovranno confrontarsi con i loro obblighi e costituisce un incoraggiamento alle società di diffusione via cavo dei Paesi dell’Europa centrale a non integrare, nelle loro legislazioni, tutti i diritti comunitari acquisiti in materia di diritto d’autore”.

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