email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

Il resoconto dal primo Kuala Lumpur World Film Festival 2003

di 

- 50 film sul tema della non-violenza al primo World Film Festival di Kuala Lumpur, Malesia, che raccoglie i produttori, i registi e gli attori di 38 Paesi.

50 film sul tema della non-violenza al primo World Film Festival di Kuala Lumpur, Malesia, che raccoglie i produttori, i registi e gli attori di 38 Paesi.

Il cinema del mondo per la pace

Il cinema della pace parla le lingue dell’Europa e del mondo. Si è aperto ufficialmente il 16 febbraio il primo World Film Festival di Kuala Lumpur, Malesia. Una manifestazione dedicata alla non-violenza e alla pace, vestita degli straordinari colori dell’Oriente per essere universalmente ascoltata. Un festival fortemente voluto dal Primo Ministro, Mahathir Mohammed e organizzato dal Ministero dell’Informazione malesiano che, con l’impareggiabile collaborazione di un gruppo di otto giovani manager di un’agenzia privata, è riuscito a raccogliere in poco meno di 3 settimane i produttori, i registi e gli attori di 38 paesi, con l’intento di presentare al pubblico più di 50 film sul tema della non-violenza.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

“Ho pensato alla violenza nel mondo e a come ormai occupi una parte preponderante della nostra vita quotidiana” ha detto il Primo Ministro nel discorso d’apertura del Festival. “Ho pensato ai giovani che stanno crescendo all’ombra di immagini di guerra e di crudeltà e mi sono convinto che solo il cinema può realmente trasmettere un vero sentimento di pace e promuovere nuovi e fondamentali valori di fratellanza e non-discriminazione”.

Nei giorni immediatamente precedenti al 13mo summit dei Paesi Non-Allineati (NAM), previsto proprio a Kuala Lumpur dal 20 al 25 febbraio, il mondo del cinema e i fautori della pace si sono riuniti per sostenere attraverso i propri film un nuovo ed originale inno pacifista.
Sotto una straordinaria pioggia di fuochi d’artificio, il Primo Ministro malesiano ha accolto sul palco, ringraziandoli personalmente, i rappresentanti dell’arte cinematografica europea e mondiale che con tanta sollecitudine hanno risposto a quest'invito: l’Italia, entusiasticamente sostenuta anche dalla presenza dell’ambasciatore italiano in Malesia, Anacleto Felicani, con Il mestiere delle armi di Ermanno Olmi; la Spagna con il documentario sugli immigrati cubani a Miami, Balseros (Cuban Rafter); la Germania con il racconto della famiglia ebrea rifugiata in Africa prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale di Nowhere in Africa [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
. E ancora Olanda, Svizzera, Francia, Bosnia, Ungheria, Albania ma anche Australia, Iran, Cina, Thailandia, India, senza dimenticare la presenza dell’Egitto, la Namibia e il Ghana.
Ognuno rappresentato dalla propria bandiera nazionale, ognuno sostenuto da un’aspirazione comune.

La manifestazione si concluderà il 18 febbraio con la cerimonia di premiazione alla presenza del Re della Malesia.

Un simposio contro la guerra

Dopo il discorso sulla pace e la non-violenza del primo ministro in apertura del Festival Internazionale del cinema di World Film Festival di Kuala Lumpur, si è tornati sull'argomento nel corso del simposio organizzato il 18 febbraio. Alla presenza dei partecipanti del festival e dei professionisti del settore cinematografico della Malesia e dell'India, il ministro dell'Informazione Tan Sri Khalil Yakoob, ha sottolineato l'importanza di un cinema messaggero di sentimenti imprescindibili per il benessere dell'umanità, come la fratellanza e la non-discriminazione. "L'industria del cinema è una delle più grandi del mondo" ha affernato il ministro "Assicura lavoro a migliaia di persone ed è considerato ormai come una forma d'arte ricca e spesso ineguagliabile. Per questo motivo deve assumersi la responsabilità di sostenere e diffondere messaggi umanitari".

Una responsabilità condivisa da tutti i presenti, produttori, registi o distributori. "L'uomo del XXI secolo non può essere nuovamente deluso", ha affermato Manuchehr Mohammadi, produttore iraniano di Under the Moonlight, vincitore del primo premio: "Ha vissuto ogni tipo di esperienza, dal razzismo alla discriminazione politica e razziale, dalla povertà alla violenza. L'arte, e il cinema in particolare, può e deve mettersi al servizio dell'uomo in nome di una nuova dignità ".

Cinema come imagine del mondo e quindi rappresentativo ma anche, e sopratutto, educativo: "La morale, l'etica, persino gli atteggiamenti adottati dai protagonisti dei film, vengono imitati da gran parte del pubblico" ha aggiunto Mahadi J. Murat regista malesiano vincitore del premio per la fratellanza con il film Sayang Salmah (My dear Salmah). "Questo potere incredibilmente persuasivo del cinema deve essere utilizzato con enorme attenzione, tentando di evitare scene di violenza e sangue utili solo ad una maggiore spettacolarizzazione".

"La violenza nel mondo - ha concluso Benjamin Philipovic, regista della Bosnia Herzegovina - non è colpa dei registi che la raccontano nei loro film. Il cinema mostra semplicemente ciò che stiamo vivendo, tempi di discriminazione e disarmonia. E sebbene non possa materialmente fermare le guerre nel mondo, sono fermamente convinto però che possa essere uno straordinario promotore di pace".

Vince il cinema iraniano

In Malesia vince il cinema iraniano. Nel corso della serata organizzata nella Sala delle Feste del più lussuoso hotel della citta’, il Mandarin Oriental, Sua Maesta’ il Re Yang Di-Pertuan Agong XII, ha consegnato i prestigiosi Perdana Awards della prima edizione del World Film Festival di Kuala Lumpur Kuala. Confermando doti ineguagliabili nell’organizzazione di magnifiche feste e spettacoli, la Malesia entra nell’olimpo delle cinematografie internazionali, promuovendo il cinema della pace e della fratellanza.

Scortato da draghi e cavalli in carta pesta e stoffa, il primo premio per il miglior film e’ stato consegnato all’iraniano Reza Mir Karimi regista di Under the Moonlight, gia’ vincitore del premio della critica al Festival di Cannes 2001. Il secondo e il terzo premio sono invece andati a due film europei: l’Austria con Born in Absurdistan (1999) dell’iraniano Houchang Allahyari, e la Germania con Nowhere in Africa [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
di Caroline Link, che oltre a numerosi premi nazionali vanta la nomination agli Oscar di quest’anno nella categoria del Miglior film straniero.

Premio per la Pace al francese La Grande Illusion di Jean Renoir (1937) mentre quello per l’Umanita’ e’ stato attribuito al malesiano Sayang Salmah (My dear Salmah) di Mahadi J. Murat. Tra i vincitori, seppur non formalmente premiato, contiamo anche l’italiano Il mestiere delle armi, presentato al pubblico malese nel corso degli screenings organizzati il 17 e il 18 febbraio nei due megaplex della citta’. Il film di Ermanno Olmi ha infatti conquistato l’entusiasmo dell’ambasciatore italiano in Malesia, che ha sottolineato la propria intenzione di aggiungerlo alla sua ampia collezione di capolavori della cinematografia italiana (250 tra film e video sulle citta’ d’arte, tutti sottotitolati in inglese), messa a disposizione di tutti gli studenti delle scuole e dell’universita’ di Kuala Lumpur e del pubblico interessato a scoprire il cinema italiano. Il primo festival della capitale malesiana si e’ concluso cosi’ tra danze e canti tradizionali, con la promessa del Re Agung XII e del Primo Ministro di una nuova e ancor piu’ ricca edizione nel 2004.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy