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Review 3 - Once by John Carney

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L’unione delle parole “musical” e “storia d’amore” possono essere sufficienti a far rabbrividire anche il meno insofferente e cinico di noi. Cos’è quindi che rende Once (Once) [+leggi anche:
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scheda film
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molto più appetibile per l’audience? Dopo il grande successo al Sundance film festival, il film ha incassato 8 milioni di dollari al solo botteghino americano.

Ambientato a Dublino, Once è la storia semplice e sottotono di un suonatore ambulante e di una giovane fioraia Ceca tra cui nasce un’intensa amicizia dopo aver scoperto la loro passione e il rispettivo talento per la musica. A basso budget, con un’estetica naturalistica e pezzi musicali, la storia del film si concentra sulle sfumature delle relazioni umane più che su eventi particolari; i due si incontrano, insieme cantano canzoni, registrano un album con altri musicisti, lungo la strada condividono speranze e delusioni del passato, flirtando con la possibilità di mettersi assieme.

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Proprio come in The Commitments, del 1991 (sempre ambientato a Dublino), anche qui l’elemento musicale è parte integrante della storia piuttosto che un sottofondo aggiunto – non c’è nessun improbabile scoppio di musica con balli a fine scena, nessun ballerino e il cast è formato da veri musicisti (Glen Hansard dei ‘The Frames’ – che ha composto la colonna sonora per il film – e il cantautore Merkéta Irglovà). In effetti, in alcuni tratti si ha la sensazione che la storia sia al servizio della musica, invece che il contrario.

Carney è convinto che “una canzone di tre minuti valga più di 10 pagine di dialogo”. La storia d’amore, dolcemente casta, è quindi narrata in modo più poetico e lirico che diretto. Bisogna ammettere che le canzoni, ben scritte, oneste e malinconiche, a volte cadono nel banale stereotipo della canzone da cantautore, anche se ci sono un paio di pezzi che brillano (soprattutto “Fallino slowly” e il tormentone “If you want me”) e che sicuramente rimangono in testa per un bel po’ dopo essere usciti dal cinema.

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