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FESTIVAL Italia

La Polonia trionfa a Trieste

di 

È Plac Zbawiciela [+leggi anche:
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(Savior’s Square) di Krzysztof Krauze e Joanna Kos-Krauze, il vincitore del Trieste Film Festival, che si è chiuso ieri con il successo di un altro film polacco, Pora umierać (Time to Die) di Dorota Kędzierzawska, che ha ottenuto il premio del pubblico.

La giuria, composta dalla produttrice Elda Guidinetti, da Serge Sobczynski (curatore di “Tout le cinéma du monde” a Cannes), e dal direttore artistico del Festival di Karlovy Vary, Eva Zaoralová, ha premiato – all’unanimità – un film di implacabile durezza, molto attento al disegno psicologico dei personaggi (una giovane coppia, i loro bambini, e la madre di lui – una straordinaria Ewa Wencel), costretti dalla convivenza forzata a soffrire le pene di un inferno domestico e quotidiano.

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I giurati hanno voluto segnalare, con due menzioni speciali, Pora umierać e Installation of Love della slovena Maja Weiss, commedia satirica che – al festival come in patria – ha molto diviso gli spettatori, tra sostenitori entusiasti e irriducibili detrattori.

Il concorso documentari si è concluso con un ex-aequo: i registi Corso Salani e Laila Pakalniņa e il produttore Dumitru Marian hanno premiato il privato e il politico: se il tedesco Das leben ist ein langer tag (Life is a Long Lasting Day) di Svenja Klüh racconta il tentativo d’una giovane ragazza-madre di metter su famiglia col nuovo fidanzato, l’estone Plošča (Kalinovski Square) è uno sguardo sulla situazione politica in Bielorussia, diretto da uno dei più sarcastici (e censurati) oppositori di Lukašenko, Jurij Chaščevatskij.

Miglior cortometraggio è stato giudicato il turco My Mother Learns Cinema di Nesimi Yetik (già in concorso a Berlino), con tre segnalazioni: per Porno (diretto dal tedesco Jan Wagner, ma prodotto alla scuola di Łodź), per It’s my turn di Ismet Ergün (coproduzione Germania/Turchia), e per lo sloveno On the Sunny Side of the Alps di Janez Burger.

Il pubblico del festival, molto numeroso, si è espresso trascurando i nomi più noti del concorso (su tutti, Jan Svěrák e Ulrich Seidl), ma premiando opere di solido impianto drammaturgico: se il primo posto è andato a Pora umierać, intenso ritratto di donna sospeso tra umorismo e malinconia, gli altri due titoli più votati dagli spettatori sono stati lo sloveno Estrellita [+leggi anche:
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di Metod Pevec, il racconto commovente di un riscatto sociale che passa attraverso la musica, e Klopka [+leggi anche:
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(The Trap) di Srdan Golubović, il noir esistenziale di coproduzione serbo-tedesco-ungherese che è stato a un passo dalla nomination all’Oscar.

Il documentario più amato dagli spettatori è stato The Secret of Deva di Anca Miruna Lazarescu, sulla città-simbolo dell’atletica e della ginnastica rumena: seguito dallo sloveno The Children from Petriček Hill di Miran Zupanič, e dal lituano Grandpa and Grandma di Giedrė Beinoriūtė, che mescola immagini d’archivio, inserti d’animazione e foto d’epoca per raccontare la storia dei nonni della regista, esiliati in Siberia dai Sovietici.

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